Boccioni al Mart
C'è tempo fino al 19 febbraio per ammirare Umberto Boccioni. Genio e memoria, oltre 180 opere tra pitture, disegni, sculture del maestro futurista
"La consapevolezza di dover offrire all’attenzione degli studiosi, come del pubblico più ampio, gli elementi di novità che questi documenti contengono per la conoscenza dell’autore, è stata la ragione principale che ci ha uniti nella preparazione di questa mostra e che ci ha spinti a concepirla innanzitutto come uno stimolo per ulteriori e più approfonditi studi”. (Francesca Rossi, curatrice della mostra)
Ultimi trenta giorni per ammirare al Mart di Rovereto Umberto Boccioni. Genio e memoria, oltre 180 opere tra pitture, disegni, sculture del maestro futurista. In mostra a Rovereto, fino al 19 febbraio, gli straordinari capolavori di Umberto Boccioni e, eccezionalmente, il suo Atlante della memoria. Indispensabile per comprendere la carriera e la vita di uno dei padri dell’arte del ’900, il prezioso documento, normalmente conservato presso la Biblioteca Civica di Verona, è al Mart. Ancora per poche settimane.
Queste le sezioni della mostra:
Atlante: La prima sala della mostra riunisce memorie visive e strumenti del pensiero di Boccioni, dai tre Diari giovanili (1907-1908) all’Atlante, dalle fotografie che ritraggono l’artista a illustrazioni con riproduzioni di antichi dipinti che egli raccolse nei suoi viaggi di studio. Due opere originali, un’incisione di Dürer e un dipinto di Frank Brangwyn, documentano il suo legame con i maestri antichi e contemporanei.I grandi fogli dell’Atlante delle immagini costituiscono un ricco repertorio iconografico, selezionato e raggruppato sistematicamente, che porta alla luce la complessità della cultura visiva di Boccioni, in una prospettiva di continuità storica più che di rottura. I duecentosedici ritagli che compongono questa cartella sono tratti da riviste e albi illustrati della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento. Le altre due cartelle assemblano, invece, ritagli di articoli di giornali e riviste relativi a iniziative e manifestazioni del movimento futurista e alla vicenda personale di Boccioni negli anni 1912-1915.Uno spazio apposito è dedicato alla memoria degli affetti rappresentata da alcuni ritratti, dipinti e disegni, che l’artista ha realizzato tra il 1906 e il 1915.
Sogno simbolista: Tra il 1906 e il 1907, i soggiorni a Parigi e in Russia e le visite ai musei di altre città europee permettono al giovane Boccioni di approfondire la conoscenza dell’arte internazionale, unendo allo studio degli antichi maestri uno spiccato interesse per gli artisti simbolisti che conosce anche grazie alla lettura di “Ver Sacrum”, “Simplicissimus” e “Jugend”, riviste fondate nel clima delle Secessioni, nonché di “Emporium”, il periodico diretto da Vittorio Pica che maggiormente diffonde, in Italia, la cultura modernista.Sono qui esposti, in una fitta serie di relazioni con opere di altri artisti, da Previati a Fornara a Romolo Romani, a Rops e Redon, soggetti come Beata solitudo sola beatitudo, Quelli che vanno, famoso dipinto appartenente al ciclo degli Stati d’animo, e il Sogno – Paolo e Francesca.
Veneriamo la madre: La figura femminile e in particolare quella della madre rivestono un ruolo centrale nell’immaginario di Boccioni. I numerosi ritratti della madre Cecilia Forlani, della sorella Amelia, dell’amica Ines e di altre donne conosciute dall’artista mostrano l’evoluzione del suo stile. L’uso del controluce e di altri, suggestivi, effetti luminosi caratterizzano la maggior parte di questi ritratti che, seppur diversi per stile e ispirazione, rappresentano un’ossessione costante nella ricerca della personificazione dell’amore e dell’adorazione filiale.
Fusione di una forma con il suo ambiente: Fino al 1908 circa, la pittura di paesaggio di Boccioni si inserisce nel solco del tipico gusto divisionista per le vedute campestri osservate en plein air. Ma con il trasferimento a Milano, in un quartiere periferico in pieno sviluppo edilizio, l’artista comincia a osservare un paesaggio moderno, in continua trasformazione.Nella visione futurista della città moderna che si realizza nel 1911 in dipinti come Forze di una strada tutto si compenetra poiché tutto appare simultaneamente. All’origine del processo di compenetrazione delle forme con l’ambiente vi è, ancora una volta, lo studio della luce. Lo stesso studio che Boccioni esplorerà nei disegni preparatori alle sculture. Entro l’estate del 1913 completa una dozzina di sculture in gesso, in alcuni casi con inserti polimaterici, che presenta in una mostra personale itinerante a Parigi, Roma e Firenze. Le sculture, oggi in gran parte perdute e documentate da alcune foto storiche, erano esposte accanto a decine di disegni raggruppati per temi che evidenziavano i principali concetti su cui si concentrava la sua ricerca plastica: il dinamismo della forma umana, il prolungamento degli oggetti nello spazio, la modellazione della luce e dell’atmosfera, la fusione della testa con l’ambiente e le “forme uniche della continuità nello spazio”.
Dinamismi: La ricerca di Boccioni verso una fusione dinamica tra lo spettatore, l’ambiente e lo spazio in continua trasformazione approda programmaticamente al dinamismo plastico con il dipinto Elasticità, capolavoro del 1912. L’artista inizia allora a lavorare assiduamente sulla sintesi plastica del movimento anche nell’ambito della scultura: “Per rendere un corpo in moto, io non do, certo, la traiettoria... ma mi sforzo di fissare la forma che esprime la sua continuità nello spazio”, afferma. Dalle verifiche teoriche che egli opera in una straordinaria serie di disegni sul tema del movimento del corpo umano discendono celebri dipinti e sculture originalissime come Forme uniche della continuità nello spazio, il più celebre dei suoi lavori plastici.
23/01/2017