Castelli trentini. Decori e fantasie nei cantieri rinascimentali

Giovedì 19 a castel Toblino saranno presentate le novità emerse dalle ultime ricerche

[ immagine dal volume "Castelli trentini. Decori e fantasie nei cantieri rinascimentali" ]

"Una 'domus Toblino' è citata per la prima volta dalle fonti nel 1190, e in un documento del 1124 è nominato un certo Ulrico de Toblino, con ogni probabilità signore del castello. Castel Toblino e la Rocca di Riva rappresentano gli unici siti fortificati lacustri del Trentino. Edificato su un enorme masso staccatosi dal fianco della montagna e finito nel lago, sorge nel fondovalle e non, come di consueto, in una posizione di rilievo facilmente difendibile". (http://www.castellideltrentino.it/)

Giovedì 19 dicembre, ore 20 a castel Toblino si approfondiranno i contenuti del volume “Castelli trentini. Decori e fantasie nei cantieri rinascimentali” (SilvanaEditoriale, 2015) e saranno anticipate alcune novità assolute emerse in quest’ultimo anno, sia per quanto concerne gli aspetti legati all’organizzazione dei cantieri in epoca rinascimentale sia per la comprensione dell’attività dei maestri “depentori” che diedero vita a straordinari apparati decorativi.

Accanto alle curatrici – Annamaria Azzolini e Marina Botteri – ospite della serata sarà Luca Gabrielli – funzionario della Soprintendenza ai beni culturali di Trento – che illustrerà alcuni aspetti inediti emersi dai documenti cinquecenteschi proprio sul cantieri di Castel Toblino.

Come spiega Azzolini "il progetto del volume, che si connota come momento di valorizzazione del patrimonio castellare regionale, è stato preceduto da una lunga fase di ricerca nella documentazione d’archivio (libri di conti, note di pagamento, fatture e corrispondenza) a cui è seguita una fase operativa di analisi delle strutture conservatisi in alzato e una “lettura” degli apparti decorativi.

Nella serata ci si occuperà quindi dei castelli trentini in epoca rinascimentale, strutture nate per la difesa ed il controllo territoriale che proprio nel Cinquecento furono oggetto di una profonda trasformazione che ne mutò definitivamente l’austero carattere medievale.

Si assiste ad un profondo rinnovamento, un forte impulso al cambiamento che porterà i castelli di spettanza vescovile, e sulla scia anche quelli appartenenti alle grandi famiglie nobiliari, ad assumere caratteri e temi architettonici nuovi.

Fanno la loro comparsa ampi spazi, ariosi loggiati aperti sul paesaggio e su una rinnovata mentalità. Sono introdotti nuovi partiti architettonici che danno vita a logge, colonnati con eccentriche decorazioni che hanno uno scopo puramente ornamentale.

Motivi che sottolineano la nuova spazialità e che ancora oggi stupiscono per la straordinaria capacità inventiva e di 'adattamento' agli ambienti delle strutture fortificate. È una rivisitazione totale degli spazi che vuole anche mostrare il nuovo ruolo del principe rinascimentale, un sovrano la cui immagine finora legata al rigido mondo feudale cambia. Una spinta innovativa il cui motore va individuato nella figura di Bernardo Cles che interviene in più contesti – come il Buonconsiglio, Castel Selva o l’avito castello di Cles – oppure laddove vi è la sua diretta influenza nella cerchia di signori che con lui intrattengono relazioni.

Motivi ispiratori di questa renovatio sono rintracciabili nelle città italiane come Vicenza, Mantova, Bologna e Roma, dove sontuose dimore e corti anticipano e reinterpretano temi e motivi propri dell’antichità classica. Ci si rifà agli studi vitruviani …si guarda anche alla trattatistica …ai grandi codici di Leon battista Alberti, di Sebastiano Serlio, di Andrea Palladio

Artefici di questi cambiamenti sono maestri, scultori e pittori, che attraverso un esercizio secolare portano avanti tradizioni familiari. Accanto a loro ruota un mondo popolato di figure a cui si è cercato di dare un nome, ricostruendo la dura vita di cantiere, le scelte e la volontà della committenza", conclude Azzolini.


17/12/2019