"Cendrejina"
Un trailer dello spettacolo organizzato e curato dalla Scuola ladina di Fassa
La scarpa che è stata smarrita l'altra notte è la nostra fortuna! /È sempre una donna che l'ha smarrita.../ e se il re ha scatenato l'inferno/ vuol dire che senza di lei non può vivere!/ E chi è lei?.../ Sempre una donna! Una di noi che si può mettere sotto i piedi il re/ e diventare regina di questo popolo! (I Lavandaia, Cendrejina)
“La figura di Cenerentola quale metafora di una lingua eclissata, occultata, se vogliamo anche ‘violentata’ dalla globalizzazione, ma anche simbolo della condizione femminile. Della donna, in molte situazioni e culture vittima di una società violenta e maschilista che la vuole relegata al camino, alla cenere, e per questo più volte e in più contesti associata alla Madonna sia delle galline che delle gatte, al pari di questi due animali metamorfici capace cioè di trasformarsi, di rinascere. Il monologo della lavandaia rappresenta un punto di forza dello spettacolo e intende proporsi come un manifesto della femminilità, vuole sostenere quello che dovrebbe essere oggi il ruolo della donna, contro ogni forma di violenza, stupro, femminicidio”.
Con queste parole Germano Basile – professore della Scuola ladina di Fassa che ha scritto il testo e curato la regia – ci porta al cuore di Cendrejina, lo spettacolo che sabato 5 settembre alle 21 sarà in scena al Teatro Sociale di Trento grazie all’interessamento dell’Ufficio delle minoranze lnguistiche della Provincia di Trento, in occasione della Giornata dell’autonomia.
In seguito al successo di pubblico riscontrato nelle rappresentazioni presso i teatri di Pozza di Fassa e di Moena nel corso della scorsa primavera, gli oltre cinquanta studenti e docenti dei licei fassani, con l’ausilio di altri giovani musicisti e artisti della valle, dopo la pausa estiva sono nuovamente pronti per far rivivere le vicende di Cendrejina, la Cenerentola ladina, della sua terribile matrigna e delle sue sei orribili sorellastre.
“Una storia pensata su un doppio piano narrativo-rappresentativo - prosegue Basile -. Da un lato la narrazione costituita dal recital in italiano, dall’altro quella delle canzoni in ladino, che di per sé rappresentano un racconto a sé stante, diventato anche un cd. Due piani fusi nell’opera, che non si possono scindere, quasi la storia raccontata due volte. Amo il ladino, mi ci sono avvicinato per la musicalità della lingua e perché penso sia necessario dare ai ragazzi un messaggio particolare: viviamo il tempo della globalizzazione, dell’appiattimento, ci vogliono tutti uguali, per questo diventa sempre più importante tutelare il patrimonio linguistico. Il ladino, come tutte le lingue di minoranza, offre questa opportunità”.
Ne è scaturito un format per regalare un universo musicale, un piccolo melodramma con libretto affinché tutti possano fruire della storia. Nei pezzi musicali, tratti dalla tradizione napoletana, elaborati in originale dal Maestro Roberto De Simone, riarrangiati e tradotti per Cendrejina, il ladino, grazie alla sua forte musicalità, si è dimostrato strumento di particolare efficacia nella resa delle travolgenti sonorità partenopee.
“L’idea parte da un percorso filologico letterario, perché per la Federico II di Napoli ho curato un corso di letteratura popolare incentrato sulla figura di Giambattista Basile (1566- 1632), la cui opera principale è Lo Cunto de li Cunti overo Lo trattenemiento de'peccerille., Si tratta di una raccolta di fiabe di origine popolare, in dialetto napoletano, che dal punto di vista strutturale riprende lo schema del Decameron boccaccesco. Tra esse, La gatta Cenerentola, cui mi sono ispirato per lo spettacolo, una versione in cui la figura di Cenerentola è associata alla Madonna delle gatte, figura sacra dell’area vesuviana al pari della Madonna delle galline: due animali metamorfici che rappresentano la madre di Cristo.
Una Cenerentola diversa da quella che conosciamo, che ho incrociato con la Maria del Cender di Hugo de Rossi. Nella riscrittura, ho adottato una contestualizzazione della fiaba all’interno della cultura fassana, da unici anni insegno infatti letteratura italiana al liceo di Pozza di Fassa. Un’iniziativa che fa parte del progetto “Vivere, informarsi e formarsi” cui collaboro con diversi insegnanti dell’Istituto. Abbiamo già portato in scena sei rappresentazioni, sempre con il tutto esaurito, e raccolto 6000 euro,devoluti a una scuola in Perù” – conclude.
Tutto il ricavato dalla vendita dei cd di Cendrejina, andrà a sostenere un progetto umanitario dell’Operazione Mato Grosso e del Gruppo Missionario Freina Demetz della Parrocchia di Pozza di Fassa, che negli ultimi anni ha visto concretizzarsi a Tomanguina, sulle Ande peruviane, il sogno della realizzazione di un laboratorio di falegnameria presso una Casa per i bambini orfani.
02/09/2015