Chiamata a raccolto: 3° incontro di scambio semi

Domenica l'associazione Pimpinella chiama tutti al Museo degli usi e costumi di San Michele per un’intensa giornata tra laboratori, incontri e numerosi stand.

Di “patrimonio molto a rischio” parla Luigi Calzà, presidente dell’associazione “La pimpinella nell’introdurre “Chiamata a raccolto: 3° incontro di scambio semi” promosso da La Pimpinella in collaborazione con Il Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele.

Per riflettere su questo tema, domenica 5 novembre l’associazione per la tutela della biodiversità agricola propone infatti un’intensa giornata tra laboratori, incontri e numerosi stand. A presentare l’iniziativa nell’ambito di Cultura Informa insieme a Calzà c’è Antonella Mott del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.

Calzà si sofferma sul problema dell’adattamento delle piante al terreno, che può avvenire oppure no, dando l’idea di un patrimonio di grande fragilità, che è necessario salvaguardare.   

Si tratta di un ambizioso progetto, attraverso cui una sessantina di soci reintroducono le sementi nei territori originari. Il titolo “Chiamata a raccolto” costituisce una sorta di gioco di parole, e si rivolge  non solo ad agricoltori o appassionati ma ai cittadini che hanno a cuore la salvaguardia della biodiversità, e alle Comunità locali. Il fulcro dell’iniziativa è lo scambio dei semi, una millenaria tradizione del mondo agricolo che serviva per rinnovare le colture che le famiglie tramandavano per la propria sopravvivenza. L’obiettivo è di riproporre questa antica tradizione ancora oggi funzionale ad un’agricoltura biologica di qualità, non nostalgica, che dà la possibilità di coltivare in modo rispettoso dell’ambiente.

Antonella Mott sottolinea la collaborazione tra Museo e associazione Pimpinella, alla quale potrà conseguire anche un riallestimento della sezione agricoltura del museo stesso. “Alcuni semi dell'associazione sono nel nostro percorso espositivo – osserva - noi approcciamo il tema dal punto di vista etnografico, con interviste a persone per sapere quali oggetti di lavoro venivano usati, come i semi venivano messi a cultura, le tecniche di raccolta, il tipo di recipienti usato a tavola per consumare il raccolto".

Dietro la coltura, o meglio ad essa intrecciata, c’è dunque la cultura, basti pensare che i semi entravano nelle doti, nelle valigie dei migranti, attraversavano e riattraversavano il mare. Sono diversi i nomi evocativi che li caratterizzano, dal “fagiolo mascherina” alle “gambe de siora” (varietà di fagiolini verdi), al “zuchet del soldà” ( forse portato in Vallagarina da un soldato modenese), ai “fasoi russi” della Val di Gresta. È interessante capire come i nomi sono spesso legati alle famiglie che li producevano, dai fagioli Cecconi o della zia Nina, alla salata Teresa, oppure alle ricorrenze del calendario in cui i prodotti maturavano, quali “i pomi de sant’Anna” o “de san Pero”.

Alla 3a edizione di “Chiamata a raccolto” oltre agli stand de La Pimpinella, dedicati allo scambio dei semi, alla raccolta antiche varietà, ai custodi dei semi, all’esposizione di frutta antica, sono presenti gli stand di altre associazioni italiane che si occupano di biodiversità agricola, quali Coltivare Condividendo (Feltre), Diversamente Bio (Padova), Comitato Pera Antica (Vattaro). Partecipano inoltre alcune aziende agricole trentine che hanno cominciato a coltivare antiche varietà, cooperative sociali impegnate in attività agricole, e alcuni orti comunitari anch’essi “custodi dei semi”.

Programma:

ore 10.00-17.00 scambio semi

ore 10.30-12.30 e 14.00-17.00 laboratorio “Sulla terra con i sensi”, a cura dei Servizi educativi del Museo

ore 11.00 visita guidata al Museo, a cura dei Servizi educativi del Museo

ore 14.00 laboratorio per adulti sull’autoproduzione dei semi, a cura di La Pimpinella

ore 14.00 attività dedicate ai bambini, a cura di La Pimpinella

ore 15.00 visita guidata al Museo, a cura dei Servizi educativi del Museo

ore 16.00 “I tanti volti del custodire”, incontro con i “custodi dei semi” con testimonianze di chi come singolo, azienda agricola o cooperativa sociale custodisce una fetta preziosa di biodiversità agricola trentina, a cura di La Pimpinella

info su Pimpinella

L’associazione di promozione sociale “La Pimpinella”, nata nel 2007 da un gruppo di persone attente alla salvaguardia della biodiversità agricola, ha man mano costruito una rete di rapporti sul territorio trentino che le permette di ritrovare, riprodurre e reimmettere nel territorio d’origine antiche varietà locali destinate altrimenti all’oblio e quindi all’estinzione. Negli ultimi anni sono più di un centinaio le varietà di piante da orto e un’ottantina quelle da frutto che sono state recuperate attraverso segnalazioni, passa parola, visite, interviste, uscite sul territorio e ricerche sui vecchi testi di agricoltura. Una volta recuperati, spesso da vecchi agricoltori che hanno caparbiamente continuato a “portarli avanti”, i semi vengono affidati all’appassionato e meticoloso lavoro di coltivazione dei “custodi dei semi”. Seguiti dalle indicazioni, dai consigli e dalla formazione da parte dell’associazione, i custodi riproducono le varietà affidate e le restituiscono a fine stagione a La Pimpinella. A questo punto, un prezioso patrimonio è disponibile per essere affidato la stagione successiva a nuovi custodi e per essere reintrodotto nei territori d’origine negli orti familiari, in quelli scolastici o comunitari, nelle piccole aziende biologiche che credono nel legame con il proprio territorio.

In questo modo vengono riportati i sapori delle antiche varietà sulla tavola di casa, ma anche su quella di qualche ristoratore lungimirante che ne ripropone la ricetta locale. L’auspicio è che vengano introdotte antiche varietà anche nelle mense scolastiche, offrendo una grande occasione di educazione al gusto oltre che alla tradizione locale, oppure nei pasti delle case di riposo, che rappresenterebbe per gli ospiti un’opportunità di gustare i sapori della loro infanzia.

Diversa è la metodologia per la riproduzione delle varietà frutticole: una volta individuate, mappate e catalogate, le vecchie piante da frutto ritrovate negli incolti, o nei terreni rimboschiti o, a volte, in qualche orto o giardino di anziani o di appassionati, se ne raccolgono le marze e si innestano in vivaio.

Per ora non è stata attivata una rete di “custodi dei frutti” ma l’associazione già da qualche anno offre ai propri soci un corso teorico-pratico di potatura e innesto che può dare agli interessati sufficienti competenze per riprodurre le varietà frutticole. Anche per le piante da frutto l’obiettivo è il “ritorno a casa”, così come si è fatto con il ciliegio Valduga trovato a Terragnolo nel 2013, innestato in vivaio e restituito nel 2015 a quel territorio tramite le classi delle scuole primarie della zona.

Le antiche varietà locali, proprio per la loro “esperienza” di adattamento ai nostri territori, sono più resistenti a parassiti e malattie, inoltre hanno inoltre valore alimentare e gusto decisamente superiore. Per questo sono le più adatte per la coltivazione biologica e per l’orticoltura familiare.

L’associazione La Pimpinella non fa collezionismo, né conservatorismo. Cerca, con le sue limitate risorse e con il volontariato dei suoi soci, di riportare al centro dell’attenzione la biodiversità agricola trentina come patrimonio in continua evoluzione che appartiene ai territori e alle comunità. 


03/11/2017