Continua il viaggio di “Perché non accada mai più. Ricordiamo”
La mostra sulla Shoah dei disabili, organizzata da Annfas, sarà ad Arco sino al 2 aprile e poi a Tione dal 13 al 17 aprile.
Primo Levi non si stancava mai di ripeterlo: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo".
Di anni dalla liberazione dai campi nazisti ne sono trascorsi settanta ma il pericolo che tali atrocità si ripetano è sempre lì, in agguato. "Farci una croce", sopra come suggerisce Georg Renno, medico nazista responsabile delle uccisioni avvenute nel castello di Hartheim, rimasto impunito, è non solo impensabile ma anche estremamente pericoloso. Bisogna continuare a ricordare perché non accada più, come dice il titolo della mostra organizzata da Anffas.
Inaugurata a Trento lo scorso 27 gennaio, l’esposizione sarà ad Arco fino al 2 aprile (Sala Segantini della Parrocchia), per poi spostarsi presso il Centro Studi Judicaria di Tione dal 13 al 17 aprile. Una mostra itinerante per riportare alla luce una pagina poco conosciuta della nostra storia.
“E’ stata la prova generale della Shoah. Si tratta – spiega Massimiliano Deflorian, direttore generale Anffas Trentino Onlus - di trecentomila bambini, giovani e adulti disabili che sono stati sterminati attraverso l’Aktion T4, nome in codice dato al Programma nazista di eutanasia voluto da Hitler per eliminare le persone affette da disabilità, malattie mentali, genetiche o da qualunque tara ereditaria”.
Forse non tutti lo sanno, ma in questa brutta pagina era coinvolto anche l’ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Che ruolo ebbe di preciso?
“Esisteva un protocollo tra governi e dall’ospedale di Pergine Valsugana, ma anche dall’ospedale di Venezia, è stato richiesto di poter mandare dei pazienti in Germania per fare delle sperimentazioni. Non tutti sapevano probabilmente cosa succedeva a quelle persone una volta arrivate lì. La verità è venuta a galla dopo”.
Durante l’anno “Perché non accada mai più. Ricordiamo”, toccherà ogni angolo del Trentino. Quali l'auspicio e il monito della mostra?
"La convinzione che è importante ricordare perché la storia ci deve insegnare non solo quello che è accaduto in passato ma soprattutto a vivere il presente e il futuro.Ci sono delle derive di pensiero, dei rischi, delle mancanze di sensibilità che tuttora si manifestano anche verso le persone più fragili, più deboli".
Un messaggio, infine, alle nuove generazioni.
Voglio lanciare un invito a venire a vedere la mostra. Venire, riflettere, pensare, imparare. Imparare soprattutto che la diversità ha pari dignità all’interno della nostra società, e a volte significa anche ricchezza.
31/03/2015