Costruire il Trentino: premiati gli interventi della Soprintendenza

Assegnati riconoscimenti per il Forte di Pozzacchio e il casino di Bersaglio di Campitello di Fassa

[ Ufficio stampa Pat]

Ci sono anche due interventi realizzati dalla Soprintendenza provinciale per i Beni culturali, fra i riconoscimenti assegnati per il Premio di architettura "Costruire il Trentino". Si tratta di Forte Pozzacchio, il cui progetto di restauro, curato da Francesco Collotti, Giacomo Pirazzoli e Sandro Aita e uscito anche su prestigiose riviste di architettura come "Abitare la Terra" e del casino di bersaglio di Campitello di Fassa, che ha visto come progettisti gli architetti Weber+Winterle.

Venerdì pomeriggio, alla cerimonia che si è tenuta presso il Consorzio dei Comuni Trentini, alla presenza dell'assessore provinciale all'urbanistica, vi era anche il soprintendente Franco Marzatico che ha ricevuto, assieme agli altri protagonisti degli interventi, i due premi dal presidente del Circolo trentino per l'Architettura contemporanea, promotore della manifestazione con l'Ordine degli architetti e con il contributo di molte altre realtà pubbliche e private, Marco Piccolroaz.
I due interventi sono stati premiati per il coraggio delle proposte, per l'uso intelligente dei materiali, per la capacità dei progetti di rendere queste strutture accessibili e fruibili, nel pieno rispetto della loro identità.
Al termine l'inaugurazione della mostra che raccogliere tutti i lavori selezionati dalla giuria, presso la Galleria Civica di Trento; l'esposizione sarà aperta fino al 4 marzo.

Il Premio è giunto alla sua sesta edizione (prima edizione 1997) e si inserisce, ha ricordato l'assessore, nel solco di un percorso che il Trentino sta facendo per valorizzare il paesaggio, anche per gli aspetti relativi all'intervento dell'uomo e alla qualità del costruire, nella consapevolezza che oltre a denunciare quello che non va sia importate anche tributare il giusto riconoscimento a ciò che è bello ed è "ben fatto".

131 i progetti candidati, 71 i progettisti che si sono misurati in gran parte con interventi di recupero dell'esistente. Il Premio rappresenta anche uno strumento importante per mettere a fuoco i cambiamenti dell'architettura trentina e per valorizzare il contributo dei giovani, che partecipano sempre con grande convinzione. Oltre 600 i progetti che si sono confrontati nei 21 anni. L'enfasi non è nella competizione ma nella volontà comune di fare emergere ciò che di più interessante sta succedendo sul territorio.

Vediamo i due progetti della Soprintendenza.

Forte Pozzacchio

Chiamato dagli imperiali Werk Valmorbia perché posto a 882 m sull’altura dominante a settentrione l’omonimo paese, il forte era l’unica opera bellica situata tra i forti di Riva e quelli degli altipiani prossima al suo completamento. Nel maggio 1915 mancava tuttavia l’installazione degli obici in cupola corazzata girevole e gli austro-ungarici dovettero ripiegare verso Rovereto, abbandonando la fortezza che fu occupata dall’esercito italiano. Il forte fu riconquistato dagli austro-ungarici in occasione dell’offensiva degli altipiani. Contesa da due eserciti, al termine della Strafexpedition l’opera rimase in mano agli imperiali come postazione, parte della prima linea austriaca.
Forte Pozzacchio era un modernissimo forte interamente scavato nella montagna e affiorante in superficie con opere in calcestruzzo armato che, assieme al forte di Matassone, posto sul versante opposto della valle ma mai terminato, avrebbe dovuto sbarrare l’accesso al Tirolo dalla Vallarsa.
Il forte, i cui lavori cominciarono nel 1912, è strutturato su tre livelli e presenta ambienti sotterranei adibiti a ricovero della guarnigione, depositi e magazzini e postazioni. Il suo armamento consisteva in 2 obici da 10 cm in cupola corazzata girevole, 2 cannoni da 7,5 cm, numerose mitragliatrici e riflettori posizionati in caverna e protetti da scudi metallici; poteva ospitare un centinaio di uomini.
Per l’accesso al forte venne realizzata una strada militare dall’abitato di Pozzacchio, che aggirava la testata di Brazzavalle, con gallerie e altre opere di supporto al forte.

Intervento di restauro

Progetto: Francesco Collotti, Giacomo Pirazzoli, Sandro Aita
Il forte è un unicum dal punto di vista dell’architettura militare ipogea, un esempio straordinario di opera incompiuta di dimensioni imponenti.
La valorizzazione del Forte austro-ungarico di Pozzacchio nel Comune di Trambileno (Trento) è un programma di lungo periodo, cominciato nel 1997 con un piccolo finanziamento europeo per un intervento bottom-up che ha permesso l’allestimento della sede e dell’archivio dell’Associazione di volontariato “Il Forte” in una scuoletta dismessa.
Nelle fasi successive, durate anni, il Comune ha acquisito il bene attraverso il progetto del Parco del Forte, quindi la Comunità della Vallagarina per le microattrezzature delle aree per servizi contermini. Determinante è stato l’intervento dell'allora Soprintendenza ai beni architettonici e monumentali che ha sostenuto l’intero progetto fino al definitivo quindi passato in carico al Comune di Trambileno che lo ha portato avanti sino a compimento dei lotti successivi.
Al termine della strada militare in quota sono stati messi in opera i resti delle casermette quale punto di introduzione al sito museale. Sopra ai ruderi sono state realizzate due tettoie rette da pilastri in tubo di ferro, una delle quali ospita un modello del forte in cemento. Con la parte centrale del progetto, insieme al recupero delle sale scavate a volta e del sistema di gallerie che le collega, ci si è occupati dell’accesso dall’interno al pozzo e alla linea delle cupole di tiro poste sulla cresta di cima.
 Nelle grandi stanze, in cui erano presenti le baracche, si è cercato di restituire l’idea degli spazi originari, inserendo griglie di ferro orizzontale delimitate da parapetti verticali. Un intervento simile è stato effettuato per la scala, ricomposta nell’originario vano del montacarichi che collegava la quota delle caverne con le cupole di tiro, e per la passerella, anch’essa in ferro verniciato, che è un richiamo al corridoio che collegava le cupole corazzate.

Il casino di bersaglio di Campitello di Fassa

Il casino di bersaglio di Campitello/Ciampedèl fu costruito a inizio Novecento. La carta amministrativa dei poligoni distribuiti sul territorio del Tirolo e del Vorarlberg, del 1874, destinava per il territorio di Fassa un unico casino di bersaglio, con valenza distrettuale per tutta la valle. Eretto in località Stont o Bersaglio, toponimo che come in altre valli del Trentino identifica un luogo presso il quale, in ottemperanza all’Ordinamento di leva dell’arciduca Massimiliano III, del 1605, le comunità dovevano esercitarsi al tiro per provvedere alla difesa del territorio, il casino di bersaglio di Campitello consisteva in un piccolo edificio di forma rettangolare, con un solo vano e una tettoia a est, presso la quale si trovavano le postazioni per il tiro al bersaglio. I bersagli da colpire si trovavano infatti in direzione del torrente Avisio. L’ingresso dell’edificio era sovrastato dall’iscrizione in maiuscolo “I.R.” (Imperial Regio) alla quale seguiva sotto “Casino di Bersaglio Comunale” e sotto ancora “Campitello”, scritta che nel tempo si era cancellata. La formazione dei tiratori immatricolati di Campitello nel maggio del 1915 consisteva in 3 ufficiali e 110 Standschützen. Dallo scoppio del conflitto italo-austriaco, fino all’indomani di Caporetto, fu stanziata sulle montagne fassane, nei dintorni del passo Pordoi. In seguito su mandata nel settore dell’Adamello e nell’estate del 1918 riunita assieme ai tiratori di Pozza e di Moena in un’unica formazione della valle di Fassa.

Intervento di restauro

Progetto e direzione lavori: Weber+Winterle architetti
Il Casino di Bersaglio comunale di Campitello di Fassa si presenta come un semplice edificio a pianta quadrata, realizzato con muratura in pietrame intonacato e protetto da una copertura a due spioventi. Successivamente all’utilizzo come sede della società di tiratori locali, l’edificio è stato adibito ad abitazione ed infine utilizzato come deposito comunale. Pur avendo mantenuto i caratteri originali, l’assenza di un adeguata manutenzione ha portato ad un evidente degrado di molte sue parti.
L’intervento di restauro si propone di recuperare l’edificio per una futura destinazione museale/espositiva. Lo spirito con cui è stato definito il progetto è quello della conservazione e restauro di tutti gli elementi originali rimasti integri, e la sostituzione di quelli danneggiati o compromessi al punto da non poter essere recuperati. In particolare è stato previsto il restauro degli intonaci interni ed esterni, riportando in luce l’intonaco originale; il rifacimento del manto di copertura in rame pre-ossidato; l’inserimento di una nuova porta d’ingresso in corten, caratterizzata da un imbotte sporgente sia all’interno che all’esterno, in modo da assumere un ruolo di invito e di segnale, ed infine la realizzazione di tre serramenti in corten, posti in corrispondenza delle tre postazioni di tiro, capaci di creare un effetto cannocchiale per inquadrare il paesaggio esterno e le posizione dei bersagli. (at, Ufficio stampa Pat )

All.: comunicato del Premio e brochure

 


29/01/2018