Di terra e di fuoco. Il San Sebastiano di Andrea Riccio
Al Castello del Buonconsiglio la terracotta restaurata dell'artista rinascimentale
Dieci anni fa il Castello del Buonconsiglio dedicava allo scultore rinascimentale Andrea Briosco, detto il Riccio per la sua capigliatura (Trento, 1470 ca – Padova, 1532), la mostra Rinascimento e passione per l'antico: Andrea Riccio e il suo tempo. L’iniziativa approfondiva la straordinaria congiuntura artistica venutasi a creare fra Padova e Venezia intorno all’anno 1500, nel momento in cui i modelli elaborati da personalità come Donatello, Mantegna e Bellini cedevano gradualmente il passo alle novità che si vanno affermando con la maniera moderna.
Ora, dal 20 ottobre (inaugurazione venerdì 19 alle 17) al 24 febbraio del prossimo anno, una nuova esposizione permetterà di ammirare al Buonconsiglio una scultura inedita del famoso artista, raffigurante San Sebastiano.
Come spiegano i responsabili scientifici del progetto “si tratta di un'opera in terracotta realizzata sul finire del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento che, nella tensione del volto, nella modellazione incisiva e grafica dei capelli, nella resa anatomica serrata e precisa del corpo evidenzia i tratti più tipici del fare del Riccio artista formatosi come orafo ma divenuto ben presto famoso plasticatore e bronzista, vero protagonista della scultura rinascimentale”.
L’opera fino ad oggi aveva avuto diverse attribuzioni: Antonio o Giovanni Minelli, Giovanni de Fondulis, Domenico Boccaloro, questi gli scultori più accreditati, tutti attivi nel padovano agli inizi del Cinquecento. I recenti studi di Giancarlo Gentilini e Luciana Giacomelli attribuiscono invece l’opera al Riccio. Al termine di una massiccia campagna di pulitura e dopo aver rimosso anche la base di gesso aggiunta nel secolo scorso, sotto il pesante strato di patina bruna che copriva completamente il San Sebastiano, risultano ben visibili i fori nelle braccia, nel torace e nelle gambe dove in origine erano inserite una quindicina di frecce che conferivano una nota ancor più drammatica all’opera. Della vivida policromia, oggi scomparsa, che caratterizzava il San Sebastiano rimangono solo alcuni tratti in oro che decoravano i capelli, incisi nell’argilla con una perizia da orafo.
Cenni biografici: I primi anni lavorativi dell'artista furono certo, secondo la tradizione, accanto al padre: inizi da orafo come conferma la sua tecnica che utilizza dorature preziose su bronzi e terracotte e sapientemente gioca con la luce grazie ai fondi puntinati, ottenuti con l'ausilio del martelletto da orefice. La sua produzione migliore si colloca agli inizi del Cinquecento allorché ricevette dapprima, nel 1506, la commissione dei due rilievi bronzei per il coro della basilica raffiguranti Giuditta ed Oloferne e il Trasporto della Sacra Arca e quindi,l'anno seguente,quella voluta dal filosofo Giovanni Battista de Leone, per il Candelabro pasquale della Basilica del Santo dove è insuperabile l'invenzione di figure fantastiche impensabili senza la conoscenza dell'antico fino all'eccezionalità degli otto rilievi eseguiti per il Monumento della Torre in San Fermo a Verona forse realizzato ancora in collaborazione con i Grandi le cui vicende artistiche avrebbero poi trovato sede ideale proprio a Trento. La sua creatività e capacità esecutiva si evidenziano nei piccoli bronzi ispirati all'antico ma resi estremamente moderni nella reinterpretazione della scultura classica con finalità di pratico utilizzo, come lucerne a forma di satiro o a forma di acrobata, calamai dalle forme di granchio.
16/10/2018