Gioia Libardoni martedì alle 17 alla Biblioteca di Trento
Nel 2016 assistente nel team del premio Oscar Tom Hanks, il prossimo marzo in Trading Paint con John Travolta
Tutto inizia dalla sua passione per la letteratura. Non solo quella italiana, ma anche tedesca, inglese e spagnola, che studia presso il liceo linguistico all’Istituto Arcivescovile di Trento. È qui che insieme ad alcuni compagni di classe partecipa alla messa in scena di La casa di Bernarda Alba di Federico Garcia Lorca.
Gioia, c’è subito da dire che ne La casa di Bernarda Alba non interpreta la parte della ragazza ammaliatrice. È così? Ci può raccontare come sono andate le cose?
Tutt’altro che la parte dell’ammaliatrice. La mia è stata una piccola interpretazione in cui impersonavo una vecchietta che non ha perso la voglia di vivere, che porta nel sangue un’esplosione di vita, e non vuole darla vinta alla vecchiaia e alla malattia. Il preside, signor Giacometti, in quell’occasione è stato il mio primo sostenitore: 'Gioia, tu devi fare teatro', mi ha esortato.
Il secondo passo è stato il trasferimento a Roma.
Infatti. A Roma ho frequentato la scuola di recitazione Duse e poi sono arrivati dei piccoli ruoli in televisione. Il primo momento importante ha coinciso con la partecipazione a Come un’americana in vacanza a Forte dei Marmi, un po’ un segno del destino mi verrebbe da dire a posteriori. Ho proseguito con altre partecipazioni sulla Rai e su Mediaset, in prima serata. Il cambio di passo è giunto nel 2009 con un ruolo in Cado dalle nubi e l’incontro con Checco Zalone.
Il primo incontro con la cultura americana risale al film Tutte le strade portano a Roma nel 2015, con Sarah Jessica Parker, la star di Sex and the city. Per la prima volta mi sono trovata a contatto con una donna molto forte, indipendente. Mi ha colpito e affascinato inoltre l’alta formazione e la professionalità che ho conosciuto nel mondo del cinema americano. Poi il super colpo di fortuna: nel 2016 vengo scelta come assistente nel team del premio Oscar Tom Hanks per il film Inferno.
Dove vive ora e che cosa rappresenta per lei il Trentino?
Da tre anni abito a Los Angeles, amo la vita in città, la gente, il lavoro che mi dà l’adrenalina. Per me Levico rappresenta il rifugio sicuro, in cui ricaricare le batterie. Il luogo ideale per rigenerarmi da tutti gli stress psicofisici.
Ha incontrato delle difficoltà a inserirsi in una metropoli come Los Angeles?
Penso che lavorare a livello internazionale costituisca un arricchimento sia per il percorso professionale sia per quello umano, permettendo il contatto con culture differenti. Certo all’inizio le difficoltà ci sono state, anche per la lingua straniera. Tra emigrati italiani, forse anche semplicemente per questo ci incontriamo spesso. Risentire il suono della propria lingua, in certo senso, fa sentire a casa.
Che cosa direbbe a un giovane che volesse affrontare un percorso analogo?
È un’esperienza che consiglio. Permette di crescere sotto diversi punti di vista e sviluppa una prospettiva diversa di vedere le cose. Si impara a far leva su se stessi per affrontare le situazioni difficili. Niente a che vedere con la vanità: penso che la consapevolezza della conoscenza di sé porti a uno sviluppo armonico del rapporto con gli altri, anche in ambito lavorativo. Vorrei rompere dei pregiudizi nei confronti della celebrazione dei piccoli successi: penso che da questo si possa trarre la forza di superare i fallimenti.
E per quanto riguarda i suoi progetti futuri?
A marzo esce Trading Paint con John Travolta, Shania Twain e Michael Madsen. Girato negli autodromi in Alabama, racconta il rapporto tra padre e figlio dopo la morte della madre del ragazzo. Io interpreto il ruolo di Kelly.
09/12/2018