Il secondo libro Liesel lo sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti.
Appuntamento venerdì 30 alle 20.30 a Calavino, sala Pizzini, per il recital liberamente tratto dal libro «La bambina che salvava i libri».
Dal film di Brian Percival Storia di una ladra di libri (uscito in Italia nel 2014)
Max, il giovane ebreo nascosto nella casa della famiglia adottiva di Liesel, spiega quanto riportiamo nel virgolettato alla bambina che "ruba" ( e salva) i libri quasi per istinto, per una fame di conoscenza di cui non comprende il significato.
"Nelle mia religione ci insegnano che ogni essere vivente, ogni foglia, ogni uccello, sono vivi solo perché contengono la parola segreta per la vita. È l’unica differenza tra noi e un grumo di argilla.
La parola.
Le parole sono la vita, Liesel. Tutte quelle pagine bianche le regalo a te per riempirle".
Per il Giorno della Memoria, Paolo Malvinni ha ideato una lettura musicata tratta dal romanzo di Markus Zusak «La bambina che salvava i libri» (ed. Frassinelli, 2008)
Voce narrante Sabrina Simonetto, fisarmonica Fabio Rossato, luci e audio Service audio pro di Nilo Santoni
Fu a nove anni che Liesel iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone... Piano piano, con il tempo ne raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto. Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della moglie del sindaco, un'intera stanza ricolma di volumi? Quando arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore, portandosi dietro il "Mein Kampf" e infinite sofferenze? Quando iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando s'infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree, sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da spettri, silenzi e segreti.
27/01/2015