Lavoro: il senso di appartenenza come barriera allo stress
Lo afferma una ricerca pubblicata su “Teaching and Teacher Education”: tra i firmatari Lorenzo Avanzi e Franco Fraccaroli di UniTrento
"Il senso di appartenenza protegge dallo stress. In altre parole, entro certi limiti, è salutare identificarsi con l’organizzazione nella quale si lavora. Perché ciò favorisce la collaborazione con colleghi e colleghe, riduce la percezione di sovraccarico, difende dall’esaurimento emotivo".
Il riscontro arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori e ricercatrici in ambito scolastico, che è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica “Teaching and Teacher Education” e offre alcune indicazioni generali per migliorare il clima organizzativo sul luogo di lavoro e il benessere personale.
Tra i protagonisti ci sono Lorenzo Avanzi e Franco Fraccaroli del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento.«La ricerca – riferiscono – ha evidenziato il ruolo positivo dell’identificazione organizzativa nel mobilitare la collaborazione con colleghi e colleghe e ridurre la percezione di sovraccarico lavorativo e burnout (esaurimento emotivo) nel corpo docente del Canton Ticino con una certa invarianza tra diversi gruppi di insegnanti (differenziati per genere, età, tipo di scuola)».
Lo studio è stato condotto all'interno di una collaborazione che l’Università di Trento ha con la Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana (Locarno) e ha riguardato l’intera popolazione di insegnanti del Canton Ticino: 5079 docenti di tutti i gradi di istruzione con un tasso di risposta del 52% (oltre 2500 rispondenti).«Nell’ambito scolastico – spiegano – i fenomeni di stress e burnout sono particolarmente sentiti. In tal senso dallo studio emergono indicazioni utili. Favorire il legame psicologico che si instaura tra insegnante e istituto e rafforzare la coesione dei team di insegnanti che operano nella scuola sono linee di intervento che possono migliorare il clima organizzativo e, come mostrano i nostri dati, ridurre la possibilità di esaurire le proprie risorse emotive e di sperimentare isolamento professionale».
Quanto emerge dall’analisi, poi, può essere applicato ad ambiti professionali diversi. «Sono conclusioni – assicurano – che valgono anche per altre organizzazioni come università, enti e aziende».Riprendono: «Tanto più l’individuo si identifica con la propria organizzazione, tanto più farà propri i valori e gli obiettivi organizzativi, cercando di realizzarli con elevata motivazione. La letteratura sull’argomento mostra come il senso d’appartenenza organizzativa sia correlato al coinvolgimento al lavoro, alla performance, alla soddisfazione lavorativa. Più recentemente la ricerca, in linea con il nostro studio, ha mostrato il ruolo che il senso d’appartenenza gioca anche a livello personale come fattore protettivo contro lo stress. Identificarsi con una entità sovraordinata (organizzazione, gruppo) soddisfa importanti bisogni umani di appartenenza e di sicurezza.
Tanto più si fa squadra in un ambiente di lavoro, tanto più si agirà in modo cooperativo e collaborativo.Le ricadute sulla sfera affettiva e sull’equilibrio psicologico appaiono evidenti: sostegno e aiuto dagli altri; maggiore scambio di informazioni; condivisione di esperienze».«Non è un caso – concludono – che due dei criteri con cui si identificano i migliori posti dove lavorare (http://www.greatplacetowork.it ) siano proprio il “commitment” e “il lavoro di squadra” e cioè quanto il personale sia orgoglioso del proprio lavoro e quanto provi piacere nel collaborare con colleghi e colleghe. Entrambi questi elementi sono in qualche modo ricompresi nel concetto di identificazione organizzativa da noi esaminato».
L’articolo, dal titolo “How to mobilize social support against workload and burnout: The role of organizational identification”, è stato pubblicato su “Teaching and Teacher Education. An International Journal of Research and Studies” (rivista quotata nel settore delle scienze dell’educazione). Gli autori sono Lorenzo Avanzi e Franco Fraccaroli (Università di Trento), Luciana Castelli, Jenny Marcionetti e Alberto Crescentini (University of Applied Sciences and Arts of Southern Switzerland), Cristian Balducci (Università di Bologna) e Rolf van Dick (Goethe University di Francoforte).
(eb, Ufficio stampa Unitn)
28/11/2017