Miti di celluloide
Rodolfo Valentino (anni Venti)
Rodolfo Valentino, lastra fotografica, cm 10x15, anni '20 , Trento, AFS, Fondo Luciano Eccher
Castellaneta, la città in cui nacque nel 1895, reca l’estensione “città del mito”. Il riferimento è a lui, l’enigmatico, affascinante Rodolfo "Rudy" Valentino di cui ricorre quest’anno il novantesimo dalla scomparsa. E Rodolfo Valentino: la seduzione del mito è il titolo della mostra che il borgo pugliese gli ha dedicato (fino al 31 dicembre).
Ma anche il nostro Archivio Fotografico Storico conserva memoria di quest’icona del cinema muto. Eccolo infatti in uno scatto collezionato da Luciano Eccher, ancora pronto a catturarci con il suo sguardo denso di mistero, in accordo con il chiaro scuro dei portici che ne incornicia la figura.
Elegantissimo nell’abito e nell’aspetto, perfettamente studiato in ogni particolare e al contempo capace di arrivare al cuore della gente, quando, il 23 agosto 1926, "Rudy" morì, “le strade di New York diventarono la scena di un delirio collettivo mai verificatosi prima: una folla di centomila persone faceva furiosamente a pugni per arrivare a dare l’ultimo sguardo al Grande Amante” esposto alla Campbell Funeral Home (dal sito della Fondazione Rodolfo Valentino).
E mentre a Rovereto si è appena conclusa la XXVII Rassegna internazionale del Cinema archeologico, è in corso il XIX Religion Today Filmfestival, e anche a Trento si svolgono Le Giornate della Mostra del Cinema di Venezia, dall’Archivio Fotografico Storico un’altra immagine ci riporta invece al modello femminile degli anni venti, all’aria un po’ maliarda e trasognata di Edy Darclea, nota per film come Debito d'odio (1920) Il corsaro (1923), Il ratto di Elena e la caduta di Troia (1924).
Ritratto di Edy Darclea, piano americano, lastra fotografica, cm 10x15, anni '20 , Trento, AFS, Fondo Luciano Eccher
12/10/2016