"Saper vedere"

Frammenti di un giardino perduto.

[ Soprintendenza per i beni culturali]

Solo un occhio attento coglie, all’incrocio tra le vie Gazzoletti e Petrarca a Trento, la stranezza di una coppia di pilastri in pietra, sormontati da canestri di fiori e frutta, con un grande cancello che dà accesso a un ufficio al piano terra di una palazzina razionalista. Chi poi volesse indagare, scoprirebbe, a pochi passi di distanza, due belle sculture allegoriche a figura intera di gusto liberty (l’Industria e la Pittura) che adornano un piccolo parcheggio condominiale.

Dietro questi frammenti oggi slegati c’è un mondo perduto, una pagina della Belle Epoque a Trento:

quella di una facoltosa famiglia imprenditoriale, gli Scotoni, e della sua residenza, immersa in un grande giardino decorato con le sculture del più famoso scultore dell’epoca, Andrea Malfatti (1832-1917), che aveva in quel luogo il suo atelier.

I padroni di casa e l’artista erano molto amici, accomunati da un forte sentimento patriottico nel Trentino ancora legato all’Impero austroungarico: ecco quindi che tra le sculture decorative del giardino, che veniva aperto al pubblico in particolari occasioni, ce n’erano alcune di chiaro significato politico, poi mutilate e sotterrate durante la Prima guerra mondiale dai soldati imperialregi.

La storia del giardino, dove tra piante d’alto fusto si trovavano una monumentale serra con terrazza belvedere, varie fontane, un padiglione in legno traforato e un gazebo con scalinata è stata ricostruita grazie a documenti d’archivio e a splendide fotografie d’epoca. (Catalogo della mostra Scatti di pietra. Sculture di Andrea Malfatti nella fotografia tra Otto e Novecento, a c. di L. Dal Prà, L. Giacomelli, A. Tiddia (Album 6, Soprintendenza per i beni sorico-artistici, Trento 2011).

 

                                                                                                

Alessandro Pasetti Medin - Funzionario Soprintendenza per i beni culturali

01/12/2014