"Saper vedere"

Il tesoro degli emigranti. Il restauro dell’oreficeria della chiesa di San Floriano a Storo.

[ Soprintendenza per i beni culturali]

Il tesoro della chiesa di S. Floriano, il cui restauro si è concluso nel 2010, è formato da un cospicuo gruppo di argenti veneziani. La caratteristica che li unifica è soprattutto quella di essere stati inviati in varie occasioni da emigrati di Storo a Venezia espressamente come dono per la chiesa parrocchiale. 

Un tesoro costituitosi con arredi per gli altari e le funzioni religiose, lampade pensili, candelieri e croci d’altare, carteglorie, in un continuum di donazioni che ci è testimoniato a più riprese, con datazioni tra il 1670 e il 1780, certificate anche dalla presenza del punzone territoriale, il leone di san Marco.

Le informazioni sugli argenti ci sono fornite in gran parte dai documenti conservati nell’archivio parrocchiale, gli inventari dei beni della chiesa redatti a più riprese tra il 1596 e il 1735, oltre ai fondamentali libri dei conti della confraternita degli emigranti di Storo residenti a Venezia in cui sono minuziosamente descritti gli oggetti donati, il valore, l’anno dell’acquisto.

A questo primo gruppo di cui sappiamo l’origine, si aggiungono altre opere sicuramente veneziane, in quanto recano come segno di riconoscimento il leone di S. Marco, presenti nel tesoro della chiesa, anche se manca la documentazione specifica o iscrizioni a darne testimonianza. Tra gli oggetti più significativi, quattro croci astili databili tra il XV secolo e il Settecento, tre calici seicenteschi e uno datato 1737 offerto da Pietro Scalabrin, donatore anche dell’altare maggiore; il vassoio porta ampolle del 1749 dono del curato don Rolandi, due turiboli e una navicella della prima metà del Settecento, un reliquiario della prima metà del Settecento.

Di origine incerta ma con molti punti di tangenza con la produzione veneziana il reliquiario, dalla tipologia a urna, sulla sommità del quale sta la piccola statua di san Floriano a cavallo, con l’armatura dalle caratteristiche assegnabili alla metà del Seicento, con il vessillo in mano.

Nell’arredo troviamo anche qualche oggetto di altre manifatture importanti quali quella di Trento, rappresentato da un calice assegnabile agli anni 1745-50, opera dell’argentiere Filippo Sola (Trento 1683 - 1750); Brescia con l’ostensorio settecentesco, un calice e otto reliquiari a tabella; Augsburg con un servizio di ampolline di Franz Ignaz Bertolt (Augsburg, 1710-1762).

(parte delle notizie proviene dalla tesi di laureadi Camilla Bidischini)

Daniela Floris - Funzionaria della Soprintendenza per i beni culturali

01/12/2014