Tre anni di ricerca sui tumori finanziati grazie a una donazione
Un contributo di 100 mila euro a un ricercatore del Cibio in memoria del dottor Marcello Marchi
Di “occasione per un impegno importante e utile per la ricerca che sviluppa conoscenza, con l’auspicio che iniziative di questo tipo possano crescere sempre di più”, parla il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, a proposito della convenzione da lui sottoscritta stamattina insieme con il presidente della Fondazione Pezcoller, Davide Bassi.
Un contributo di 100 mila euro in memoria del dottor Marcello Marchi, donato dalla compagna Luigia Andreazzi, permetterà infatti a Vito Giuseppe D’Agostino, ricercatore presso il Cibio di Trento di compiere uno studio sui meccanismi di aggressività dei tumori.
“Un’opportunità di iniziare un nuovo percorso che potrebbe avere un impatto importante – afferma in tal senso il ricercatore -. Lo studio, nello specifico, ha per oggetto delle vescicole extra cellulari, piccole entità rilasciate dai tumori, che contengono del materiale biologico. Abbiamo un nuovo metodo che permette l’isolamento in modo selettivo di queste unità, ed esiste allo scopo una collaborazione con l’ospedale Santa Chiara. Ci concentriamo, in particolare, sul tumore al seno e al polmone - precisa".
Tre anni di ricerca sui tumori, dunque, sono finanziati grazie a una donazione fatta alla Fondazione Pezcoller in memoria del dottor Marcello Marchi, morto nel 2011 a 88 anni, medico, specializzato in gastroenterologia, che svolse la sua attività negli ospedali di Borgo Valsugana e di Trento, nel carcere di Trento, alla Michelin, come medico sportivo per le scuole e il cui nome è legato soprattutto alla clinica Villa Bianca di Trento. «Si può dire – si ricorda – che alla Villa Bianca egli ha dedicato la sua vita. La clinica all’inizio era in rosso e per qualche anno, egli pagò personalmente gli stipendi del personale con i propri fondi. Aveva un ottimo direttore amministrativo che lo affiancò negli anni successivi fino alla completa ristrutturazione della clinica. Dimostrò ottime qualità organizzative e manageriali, oltre che mediche, ma la sua qualità più apprezzata fu la capacità di stare con la gente, oltre ad una composta umiltà».
“L’obiettivo della Fondazione – spiega Bassi – da un lato è di riconoscere l’eccellenza scientifica al più alto livello, dall’altro di creare delle opportunità per i giovani ricercatori. La condizione che chiediamo è che possano svolgere attività di ricerca indipendente, in modo che abbiano la possibilità di giocarsi una carriera al massimo livello. In Trentino, come in Italia, si ravvisa la necessità di sviluppare una maggiore sensibilità da parte dei privati per quanto riguarda l'aiuto alla ricerca: manca una tradizione che in altri paesi si è consolidata nella direzione giusta. Ogni anno ci sono centocinquanta miliardi di eredità che non vanno a eredi diretti: sarebbe importante riuscire a indirizzarle verso ricerche precise, verificabili, consolidabili - conclude".
12/12/2016