Un monito sempre attuale

La scala quale simbolo di ascesa spirituale, ma anche del contrario.

[ Soprintendenza per i beni culturali]

Sulla facciata dipinta di una delle due case prospicienti l’antica Piazza grande di Trento, a fianco della Cattedrale di S. Vigilio, si sviluppa un programma iconografico dal significato complesso.

Soffermandoci solo su una porzione dell’intricato contesto, si riconosce un giovane che sfoggia un ricco costume con cappello piumato e cerca di salire lungo una scala a pioli innalzata verso il cielo, ma è ostacolato da tre personaggi che tendono le funi legate ai suoi fianchi nello sforzo di trattenerlo a terra. Costoro, contro i quali il giovane reagisce brandendo la spada per recidere le corde, raffigurano la Lussuria, rappresentata da una giovane donna dall’ampia scollatura, la Povertà, impersonata da un uomo barbuto e malvestito, e Libitina, ossia la morte nell’aspetto di uno scheletro. Un’iscrizione latina rammenta che “E’ proprio dell’animo aspirare alle cose elevate, se non lo trattenesse la crudele femmina, da un lato non lo opprimesse la povertà, dall’altro Libitina non lo traesse a sé.”

Il precedente immediato dell’affresco trentino è un ristretto numero di incisioni dei primi decenni del Cinquecento, che sviluppano visivamente l’antico concetto del cristiano che combatte contro i mali del mondo per raggiungere la propria salvezza: Ma in più, in questo caso, si coglie l’influenza di un celebre passo di Cicerone del De officiis: “Sono oggetto di ammirazione coloro i quali sono … immuni da ogni turpe macchia ed anche da quei vizi ai quali la maggior parte non sa facilmente resistere. I piaceri infatti, come lusinghevoli padroni, distolgono dalle virtù gli animi della maggior parte di noi; e quando il dolore si fa sentire con più violenza, i più si spaventano oltre misura. La vita, la morte, le ricchezze e la povertà ci turbano profondamente.”(I doveri, lib. II, 37).

Diversamente dunque dagli ideali ascetici del cristianesimo, nel pensiero umanistico che si rispecchia nell’affresco trentino e si fonda sugli scrittori dell’antichità la povertà è temibile nemica del giovane che vuole elevarsi spiritualmente, in quanto condizione che porta ai margini della vita sociale, che è bruttura ed ostacolo prima per il corpo poi per lo spirito, e che impedisce anche di emergere socialmente a coloro che pure avrebbero le doti necessarie.

La scala dunque è simbolo di una possibile ascesa spirituale, ma è anche simbolo del contrario, ossia della possibilità di discesa progressiva in mancanza di sufficiente determinazione, se non, addirittura, della caduta rovinosa verso il basso. L’uso del libero arbitrio è condizione determinante sia per l’esito positivo che per quello negativo.

Per saperne di più:

Laura Dal Prà, L’elevazione spirituale dell’individuo tra etica umanistica e morale cristiana. Il miles christianus e la scala coeli in un affresco della Trento rinascimentale, in L’Officina dell’arte. Esperienze della Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, a cura di L. Giacomelli – E. Mich, Trento 2007 (“Beni Artistici e Storici del Trentino. Quaderni”, 13), pp. 93-113.

Laura Dal Prà - Direttrice Castello del Buonconsiglio di Trento

01/12/2014