1861. Fatta l'Italia, cantiamo in italiano. Romanze, arie e inni da salotto
Echi d'Ottocento
a cura di Carlida Steffan
Chiara Fiorani, Brigitte Canins, soprano
Gianluca Bocchino, tenore
Daniel Stefanow, baritono
Mario Notaristefano, flauto
Paolo Andreoli, pianoforte
Ospite donore: Raina Kabaivanska, soprano
«Echi d'Ottocento» prosegue con uno straordinario concerto di romanze, arie e inni da salotto dei tempi dell'Unità, ospite d'eccezione una delle più importanti cantanti liriche del Novecento: Raina Kabaivanska. Il celebre soprano bulgaro domenica 13 novembre nella rocca di Riva del Garda affianca i soprani Chiara Fiorani e Brigitte Canins, il tenore Gianluca Bocchino, il baritono Daniel Stefanow, e con il flauto di Mario Notaristefano e il pianoforte di Paolo Andreoli dà vita ad un concerto a cura della musicologa Carlida Steffan dal titolo: «1861. Fatta lItalia, cantiamo in italiano». Un viaggio nella grande varietà delle produzioni musicali da salotto e nei tanti dialetti della penisola dellItalia pre-unitaria. Il concerto inizia alle ore 16, l'ingresso è libero. «Echi d'Ottocento» è proposto dal Museo Alto Garda assieme al Conservatorio «Bonporti».
Nella seconda metà dell'Ottocento il salotto borghese è ancora il luogo principe della socialità italiana: durante le soirées si parla di novità editoriali, di avvenimenti culturali e politici. In questa cornice, la musica contribuisce alla costruzione dell'identità culturale italiana e a perpetuarne le diversità. Il concerto propone un carosello di «tipicità» musicali peninsulari: romanesca, calascionata napoletana, tarantella, canto veneziano. E ci sono canzonette in lombardo, in siciliano, in veneziano, in romano e in napoletano (con best seller intramontabili come «Fenesta che lucivi»). Mentre la lingua «italiana» sta invece nelle arie d'opera, spesso attraversate da echi emotivi condivisi nella stagione risorgimentale.
«Nel 1861 Giuseppe Verdi si trasferisce a Torino racconta la curatrice Carlinda Sateffan in qualità di Deputato alla Camera istituita dopo l'Unità; tra i banchi parlamentari mette in musica uno stornello, il Brigidino: poesia popolare in toscano, dal sapore arcaico e dallimmaginario ancora risorgimentale con coccarda e tricolore. Nelle pagine operistiche posteriori all'Unità rimane vigile la coscienza verdiana dei grandi nodi politici: libertà, patria, oppressione, chiesa contro stato, superbamente affrontati nel Don Carlo. Finalmente nazione, nel 1862 l'Italia partecipa all'esposizione universale di Londra e per l'occasione Verdi scrive un superbo Inno delle Nazioni per solista, coro e orchestra, una poesia solenne, giusto un po retorica, dell'allora giovanissimo Arrigo Boito, che l'amico ed editore milanese Tito Ricordi propone in versione cameristica».
organizzazione: MAG Museo Alto Garda - Conservatorio "Bonporti"