24° Premio giornalistico Beppe Viola
Quest'anno taglierà il traguardo della 24ª edizione. È stato, infatti, nell''83 che gli organizzatori del torneo internazionale giovanile «Città di Arco», riservato alla categoria allievi, decisero di affiancare alla manifestazione sportiva un premio giornalistico dedicato alla memoria del giornalista sportivo Beppe Viola, scomparso prematuramente e improvvisamente proprio mentre era impegnato nel suo lavoro. L'accostamento non è stato casuale. Beppe Viola, infatti, incarnava quella freschezza di idee e di immagini che contribuiva non poco a smitizzare il fenomeno calcio riportandolo nell'alveo di un gioco - sul quale si poteva e si doveva poter scherzare - e comunque togliendogli quella patina di palestra di eroi che, per anni, era stata accuratamente spalmata da tromboni e cantori vari. Il torneo, dunque, mettendo in lizza le forze più fresche del nostro calcio, poteva ricordare degnamente un giornalista che, purtroppo, ha lasciato pochi emuli. Grazie alla collaborazione di Giuseppe D'Amato, allora direttore della sede Rai di Trento, vennero fatte le cose in grande: presidente della giuria - e lo è anche oggi - fu nominato Sergio Zavoli, mentre negli anni si sono alternati tra i giurati giornalisti come Cannavò, Aldo De Martino, Cucci e Tosatti.
La giuria è presieduta da Sergio Zavoli e composta da Giovanni Bruno (direttore di RAI Sport), Giorgio Tosatti (opinionista RAI e Corriere della Sera), Ennio Chiodi (direttore Centro Produzione RAI di Milano), Italo Cucci (giornalista sportivo), Candido Cannavò (giornalista sportivo), Aldo De Martino (giornalista sportivo), Gilberto Evangelisti (giornalista sportivo) e Giuseppe D'Amato (coordinatore del premio).
Come è nato
Era il 1982, il 17 ottobre, quando le telescriventi trasmisero la notizia: improvvisamente si era spento Beppe Viola. Una sorpresa ed un'emozione intense si diffusero nelle redazioni, da quelle dei giornali a quelle delle radio e delle televisioni, che lo avevano visto protagonista durante 21 anni di grande giornalismo. L'eco dell'accaduto rimbalzò velocemente dalle redazioni agli ambienti sportivi e non solo a quelli calcistici.
Ma non si spense lì. Raggiunse anche i teatri, i cabaret, il mondo dello spettacolo, perché Beppe Viola era sì un giornalista; era sì un cronista dello sport, e del calcio in particolare; ma era anche uno scrittore, autore di testi teatrali, di sceneggiature e di canzoni. Era un uomo dai tanti interessi che avevano fatto ricca la sua breve vita: musica, cabaret, cinema, impegno sociale e sport, al quale sapeva avvicinarsi in modo insolito, ironico e talvolta dissacrante, con il distacco e l'humor necessari per non cadere nelle drammatizzazione che affligge il mondo dello sport e del calcio soprattutto, restio, com'egli era, ad ogni seduzionedi enfasi o retorica.
Quella dell'ironia, disse Sergio Zavoli nel premiare Fabio Fazio nel '95, è una torta che il buon Dio ha distribuito con molta parsimonia: una fetta la diede a Beppe, un'altra l'ha data a Fazio.
Con quel suo personale modo di raccontare il fatto agonistico, Beppe Viola tendeva ad annullare la carica di violenza che lo inquina e ad isolarne le relative manifestazioni, cercando di ricondurre lo sport ai suoi veri valori, che nel fanatismo e nella violenza vengono spesso dimenticati.
Dopo la sua prematura scomparsa la Direzione della Sede Regionale RAI, l'Azienda di Promozione turistica ed il Comune di Arco vollero dedicargli nel Trentino un Premio riservato al giornalismo sportivo della carta stampata e della radiotelevisione, che rinnovasse il ricordo della sua duttile, estrosa personalità, che lo riproponesse, annualmente, nel suo modo particolare di guardare, come giornalista, all'avvenimento sportivo. Si volle anche legare detto Premio al Torneo internazionale giovanile di calcio, disputato da atleti giovanissimi, in età ancora ricca di ideali e di speranze vergini, in sintonia con lo spirito col quale Beppe Viola si avvicinava allo sport.
Il Premio è giunto quest'anno alla diciottesima edizione, a conferma del fatto che Beppe Viola ha lasciato un'impronta ed un ricordo particolarmente incisivi nel mondo del giornalismo sportivo, un ambiente nel quale, come disse con un po' di autocritica Gianfranco De Laurentis al momento della sua premiazione, «non è facile farsi perdonare di essere bravo».
Alla longevità del Premio hanno certamente contribuito col loro prestigio coloro che hanno fatto parte della giuria, dal Presidente Sergio Zavoli allo scomparso Gualtiero Zanetti; da Giorgio Tosatti a Candido Cannavò. E poi ancora Mario Sconcerti, Gilberto Evangelisti, Aldo De Martino, Giuseppe d'Amato, Italio Cucci, Marino Bartoletti, Fabrizio Maffei.e Bruno Cagol, mancato nel '96.
Vi hanno contribuito anche i premiati, che hanno costituito un Albo d'Oro di grandi personalità giornalistiche del video, della radio e della carta stampata, aperto nell'83 da Gianni Mura e da Sandro Ciotti, il quale disse che poche persone avevano saputo essere come Beppe Viola in sintonia con la vita e con i sapori più autentici di essa e ritenne tutt'altro che retorico definire la sua scomparsa a 43 anni, una perdita incolmabile nel mondo sportivo giornalistico.