4 Bulgari secchi

Mostra

Fotografie, di Donev, Jordanov, Keshishian, Papazyàn

Quattro “fotografi” che vivono in Bulgaria, a Varna, sul Mar Nero. Le loro scelte estetiche, pur nelle spiccate differenze dei rispettivi linguaggi, rappresentano visivamente una complessa e delicata fase di cambiamento, tuttora in atto, rispetto cui gli artisti sfuggiti alle spire di un forzato artigianato fotografico di stampo realista sovietico sono alla costante ricerca di una identità nuova.

Garo Keshishian (Varna, 1946)
La sua antologica ha inaugurato la Transarte a Rovereto quattro anni fa - ritorna con una installa­zione di 16 ritratti fotografici, “Vocal-player” (2000), per esprimere la forza e le potenzia­lità della musica vocale; nello sforzo canoro degli attori l’artista scopre il medium per liberare la rabbia di una società per troppo tempo repressa. L’opera dal 12 dicembre al 18 gennaio prossimo venturo è esposta nel mezzanino del MART in occasione degli “Auguri ad Arte”, iniziativa attraverso cui la prestigiosa istituzione museale invita le gallerie private del Trentino a confrontarsi sul tema della grande mostra annuale, “Il Secolo del Jazz”.

Jordan Jordanov (Sòfia, 1940)
preferisce pun­tare l’obiettivo sui luoghi di cui si è appassionato attraverso le carte geografiche: dei suoi straordinari reportage - tutti promossi e finanziati dalla Swiss Cultural Foundation “Pro Helvetia” - si è scelto quello sulla “Mongolia” (1999), quale esempio limite tra l’esercizio militante e la dimensione lirica.

Rossen Donev (Varna, 1953)
ri­cerca nell’intimita dei luoghi più remoti della Bulgaria quell’appa­rente genuinità e innocenza della civiltà contadina di cui rimango­no oggi solo rare tracce: le sue foto sono diventate una sorta di reperto antropologico, in cui la nostalgia “del buon selvaggio” può ancora nutrire qualche speranza di sopravvivenza nei confronti di civiltà in via di estinzione.

Ashot Papazyàn (Gumri, Armenia,1950)
con l’invenzione di nuove prospettive e originali tagli fotografici, trasforma banali particolari di strutture architettoniche, ad esem­pio porte e finestre, in sculture di luce.
Sono i “quattro bulgari secchi”: quattro artisti, rigorosi nella scelta del bianco e nero per la precisa volontà di non distogliere l’emozione dall’immagine, ta­lentuosi ciascuno per la personalissima ricerca tecnico-stilistica.

Il giorno dell’inaugurazione, venerdì 28 novembre, alle ore 18
I consigli al morto
performance teatrale poetica di Gigi Zoppello
soggetto ridotto dai testi tradizionali raccolti da Constantin Brailoiu
musiche tratte da “Les Mysteres des Voix Bulgares”
Si ricrea l'atmosfera rurale in cui l'arcaica cerimonia dell'addio al defunto viene accompagnata dalle parole delle donne che lo conducono verso la terra dei non viventi. Qui la simbologia sincretica si fonde con il canto, e le immagini sono quelle della ruralità: piange l'albero abbattuto per fare la cassa, mentre gli animali si incaricano di trasbordare l'anima attraverso ruscelli, foreste e montagne. Un universo magico e fiabesco che si apre all'universalità.


organizzazione: Galleria Transarte