40 anni con Mafalda
Mafalda, la bambina contestataria e protestataria nata quasi per caso dalla matita di Quino, compie quarantanni.
Nonostante lumorista argentino abbia disegnato i fumetti di Mafalda per pochi anni, dal 1964 al 1973, la piccola urlatrice che odia le minestre è ancora oggi un personaggio molto amato e continua a conquistare generazioni di lettori.
Mafalda non smette di puntare il dito contro i mali che affliggono il mondo e attraverso le sue acute riflessioni, condite di tagliente ironia, continua a provocarci. È unattenta osservatrice della realtà, legge i giornali, si interroga e con disarmante semplicità denuncia le contraddizioni del nostro mondo, come dovrebbe fare un adulto. Sono famose le sue esternazioni davanti al mappamondo, così come sono spiazzanti i perché che le frullano in testa. Dal 29 settembre 1964, quando venne pubblicata la prima striscia, sono passati molti anni, ma i temi che stanno a cuore alla saggia bambina dal folto caschetto corvino restano attualissimi: la fame, la povertà, le ingiustizie sociali, linquinamento e soprattutto la pace e le guerre continue. Ci viene in mente una strip del 1969 in cui si vede Mafalda in piedi su una sedia che declama: Da questa umile seggiolina lancio un commosso appello per la pace mondiale, poi scende e quasi per giustificarsi dice: Tanto. Sembra che oggi il Vaticano, lOnu e la mia seggiolina abbiano lo stesso potere di convinzione.
La lettura di Mafalda è senzaltro terapeutica, è una cura umoristica che preserva da ogni forma di rimbambimento e di adultità.
s.f.
Quino, in ogni suo libro, da anni ci sta dimostrando che i bambini sono depositari della saggezza. Quello che è triste per il mondo è che man mano che crescono perdono l'uso della ragione, a scuola dimenticano quello che sapevano alla nascita, si puliscono i denti, si tagliano le unghie e alla fine, diventati adulti miserevoli, non affogano in un bicchiere d'acqua ma in un piatto di minestra. Verificare questo in ogni suo libro è la cosa che assomiglia di più alla felicità: la Quinoterapia.
Gabriel Garcia Marquez