8 marzo a Casa Andriollo

Manifestazioni ed eventi

Insieme per l'8 marzo

L’otto marzo alle ore 15 l’apertura di Casa Andriollo verrà ricordata da Franco Stelzer che leggerà il racconto “L’ansito della mia sposa” e da Bruna Maria Dal Lago Veneri con “Voci di donne”.

Il percorso espositivo SoggettoMontagnaDonna
sarà aperto dalle 10 alle 12, dalle 14 alle 18.

Casa Andriollo prende il nome dalla famiglia proprietaria, contadini benestanti che hanno abitato la casa dal XIX secolo, con la sola interruzione durante il primo conflitto mondiale. Condividendo il destino delle popolazioni di confine, la famiglia Andriollo subì il trauma di una lunga separazione: il padre in guerra con l’esercito austriaco, il resto della famiglia sfollato in Italia. In seguito i fratelli maschi celibi hanno lasciato la casa per nuove abitazioni. L’unica ed ultima ospite della casa di famiglia è stata Alice Andriollo, la sorella nubile che ha sempre badato alla famiglia e alla casa anche dopo l’uscita dei fratelli. Nel piano mezzanino, abitato da Alice e per questa ragione denominato “le stanze di Alice”, si è provveduto a mantenere con un accurato e attento lavoro di restauro la memoria di un vissuto da consegnare alle nuove generazioni.
Con l’eccezione delle stanze di Alice, gli altri spazi di Casa Andriollo (il seminterrato, il primo e il secondo piano) ospitano documenti e manufatti del vissuto femminile soprattutto di ambito domestico. Lo scopo perseguito è stato quello di valorizzare qualità e saperi delle donne che a somiglianza di Alice hanno vissuto in silente modestia una condizione di insufficiente considerazione. Il percorso intende mostrare aspetti intimi del vissuto femminile mettendo in risalto i frutti di una creatività svolta nell’anonimato.
Partendo dal seminterrato, spazio visivamente meno illuminato, si mostra la dimensione della salute del corpo e dell’anima attraverso le applicazioni di pratiche curative di tradizione popolare, pseudoreligiose e religiose. Non manca un richiamo alla trasformazione storica della donna erbaiola e guaritrice in strega a causa del suo sapere concorrenziale con il potere ufficiale.
Negli spazi al primo piano, dedicati all’arco dell’esistenza femminile che si snoda attraverso le fasi comuni della vita (dalla nascita all’infanzia, dal matrimonio alla maternità, dall’età avanzata alla morte) si dà risalto al corpo femminile, ai cambiamenti cui è soggetto e ai capi di abbigliamento popolare in cui è riscontrabile il senso della parsimonia e l’abitudine al recupero.

Il percorso prosegue al primo piano nella stanza dedicata ai principali saperi femminili del cucito e del ricamo (i merletti ad ago, i merletti a tombolo, i lavori ai ferri e all’uncinetto) dove i manufatti delle trentine sorelle Marconi e delle roveretane sorelle Folgheraiter testimoniano le abilità manuali raggiunte quando alla vita erano concessi ritmi e tempi
Nell’ultima stanza al secondo piano gli spazi sono concepiti per mostrare la luce della conoscenza raggiunta nella spiritualità dei monasteri femminili. La denominazione stessa di ordine monastico esplica con la parola ordine una valenza positiva che si contrappone a quella negativa iniziata nel seminterrato (il male e la malattia).
La sezione è dedicata alle produzioni conventuali i cui manufatti, espressione della faticosa tensione spirituale vissuta come preghiera, risultano, alla visione contemporanea, il frutto di una irripetibile dimensione di febbrile follia esecutiva.
La scrittura con cui le madri giustificano al maestro le assenze dei propri figli e le dediche scritte dalle alunne sui libri dei ricordi concludono il viaggio nell’universo femminile con gli esempi di una scrittura scolarizzata, primo e ingenuo formulare di pensieri scritti con linguaggio semplice e teneramente affettuoso.
La visita a Casa Andriollo si svolge in salita, dal seminterrato ai piani alti, per mezzo della scala originale. In questo modo si è inteso comparare simbolicamente l’atto del salire al faticoso cammino femminile verso l’emancipazione.