Aldo Valentinelli - Soffermando il tempo per stare al passo con la natura

Mostra

Il terzo appuntamento della project room dedicata all’arte under 35 a Castel Belasi è dedicato ad Aldo Valentinelli. Guardando ai suoi suggestivi quadri ad olio che immortalano la fauna alpina, la mostra indaga per la prima volta l’approccio concettuale di questo giovane artista, convinto che l’unico modo per vedere la natura sia staccarsi dal frenetico mondo odierno per respirare al ritmo della natura, soffermando il tempo.

Continua con la mostra personale di Aldo Valentinelli (Cles, 1996) la programmazione della project room di Castel Belasi, che completa con l’arte under 35 la proposta espositiva nello splendido maniero con affreschi del Quattro e Cinquecento da poco aperto al pubblico, dove troviamo anche una sezione dedicata a mostre temporanee d’arte contemporanea di respiro internazionale – quest’anno una personale di Stefano Cagol a cura di Emanuele Quinz – e un percorso permanente consacrato alla fotografia con pezzi provenienti a rotazione dall’Archivio Fotografico Storico Provinciale – quest’anno Flavio Faganello e la rivoluzione del ’68. La project room rappresenta il cuore del castello, situata al centro dell’estesa struttura architettonica nella sala a piano terra detta “delle decime”, e votata a una ricognizione degli artisti più giovani, quest’anno con una predilezione per il mezzo pittorico e per trentini formatisi fuori regione, già premiati da riconoscimenti e partecipazioni di rilievo.

La mostra di Aldo Valentinelli presenta una decina di olii su tela di cui quattro inediti, realizzati appositamente per l’occasione. Porta il titolo “Soffermando il tempo. Per stare al passo con la natura” e guarda per la prima volta in profondità nell’approccio concettuale di questo giovane artista, andando oltre la superficie pittorica dei soggetti immortalati: gli animali della fauna alpina.

Le opere di Valentinelli non illustrano, infatti, puramente le fattezze degli animali dell’area montana dove vive, urogalli, camosci, caprioli, ma rappresentano uno statement, una dichiarazione d’intenti rispetto al rapporto che l’artista ha con la natura e che noi come spettatori siamo invitati ad assumere. Il cambio di paradigma da lui attuato è basato sull’idea di tempo. Siamo soliti scrutare quanto ci circonda attraverso lo schermo di uno smartphone per scattare veloci foto, non possiamo aspettare il momento adeguato, ci accontentiamo di mozziconi di sguardi. Questo artista innesca, invece, una paziente ricerca sul campo, compiendo studi dal vero, ricordando il modo di fare del Rinascimento, quando il distacco dagli antichi schemi visivi richiedeva l’esercizio dell’osservazione della natura e l’uso di taccuini su cui ripetere schizzi di piante e animali. Così la mostra instaura un legame ideale con gli affreschi di quel periodo custoditi a Castel Belasi, come la “Scimmietta e scena di caccia” (1540 ca.) e la “Caccia alle allodole con civetta” (post 1555).

Aldo Valentinelli usa fermarsi ore nei boschi per avvistare animali selvatici liberi nel loro habitat. In alta quota, lontano dai sentieri, dove gli alberi sono sempre più radi, anche all’alba e al crepuscolo, con il freddo pungente, con la neve o la nebbia della pioggia appena passata. L’incontro non è mai scontato, non è programmabile, e il prolungamento di questo momento si conquista con un’assoluta fusione con la natura. Respirando al tempo della natura.

Il tempo degli animali è indubbiamente diverso dal nostro, manipolato dalla nostra stessa evoluzione e dai nuovi media che ci stanno sempre più allontanando, nella folle corsa dell’essere umano contemporaneo che vuole andare sempre oltre, accelerando continuamente. Valentinelli, invece, cerca una coincidenza, una consonanza, che mette in pratica costantemente a partire dal legame con il suo cane. Anche questa affinità instaurata dall’artista risulta concettualmente significativa, perché rimanda a un momento simbolico di contatto tra homo sapiens e natura, quando oltre diecimila anni fa venne instaurata una simbiosi con questi quadrupedi, sopravvissuta fino ad oggi.

Valentinelli appare serafico, imperturbabile nelle sue convinzioni, diverso dai coetanei che scalpitano per arrampicare l’art system. Lui vuole fortemente raccontare agli altri il tempo della natura, per lui l’unico modo di vivere oggi. E ci riesce.

E noi davanti alle sue opere ci fermiamo immobili con lui, rallentiamo il respiro, sbattiamo più lentamente le palpebre. Iniziamo a vedere, a capire la natura.

L’ARTISTA

ALDO VALENTINELLI (Cles, 1996) si è diplomato nel 2015 al Liceo Artistico Alessandro Vittoria a Trento e perfezionato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. La sua partecipazione più rilevante è lo scorso anno a Palazzo delle Albere a Trento nella mostra “Selvatici e Salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern” di MART-Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e MUSE-Museo delle Scienze di Trento. Nel 2022 ha tenuto una personale nello spazio Batibōi Gallery a Cles come evento collaterale del progetto “Creature Fantastiche” di Palazzo Assessorile e nel 2021 ha partecipato al Trento Future Festival in “New Romantics” a cura di Carlo Chiusi e Shengab Abdu Ahmed allo Studio d’Arte Andromeda. Ha iniziato a esporre nel 2019 nelle mostre collettive “Anòmalia” a Baselga di Pinè e “Contemporaneamente” a Castel Belasi a Campodenno.

Vive a Venezia e a Segonzone, la piccola frazione del comune di Campodenno affacciata proprio su Castel Belasi.