Au hasard Balthazar

Cinema

Francia, 1966
Titolo originale: Au hasard Balthazar
Genere: Drammatico
Durata: 90'
Regia: Robert Bresson
Cast: Anne Wiazemsky, Francois Lafarge, Philippe Asselin, Pierre Klossowski

Maria riceve in dono, al ritorno dalle vacanze, un asinello dal suo amico Jacques. Non potendolo tenere, lo affida a una panetteria dove serve per il trasporto del pane al garzone Gérard, un giovane delinquente innamorato di Maria. L’asino Balthazar subisce ogni sorta di angherie fino a che non viene ceduto a un alcolizzato, Arnold. Alla sua morte Balthazar finisce in un circo dove viene esibito al pubblico come esperto di matematica. Passa in seguito nelle mani di un fabbricante di acque minerali che lo aggioga al pozzo, fino a diventare l’asino che porta le reliquie in processione la domenica delle Palme: la gente s’inginocchia al suo passare. È così che Balthazar, ormai vecchio, torna a Maria, la quale sta per sposarsi con Jacques, il suo vecchio amico. Ma Gérard che nel frattempo ha già sedotto la ragazza, per non farsela sottrarre, aiutato da alcuni amici la violenta. Maria avvilita da quell’esperienza abbandona la famiglia e il paese. Muore il padre della ragazza e Balthazar, rimasto alla vedova, viene rubato una notte da Gérard per trasportare merce di contrabbando. Braccati dai finanzieri i ragazzi si danno alla fuga, mentre Balthazar viene colpito a morte da un proiettile. Alla mattina dei pastori lo trovano tremante e moribondo nello stesso posto dove lo avevano visto nascere.

Vita, patimenti e morte dell'asino Balthazar, vittima della malvagità umana nella campagna francese, in parallelo con l'esistenza, altrettanto infelice, di Maria, la sua prima padroncina. Una delle vette del cinema, e della visione pessimistica del mondo e dell'umanità, di Bresson che ha come punti di riferimento letterario Bernanos e Dostoevskij: è un mondo senza la Grazia osservato dall'occhio obiettivo di un asino; una riflessione cristiana (giansenista?) sull'esistenza del male; un viaggio sconvolgente attraverso i vizi umani narrato con un linguaggio spoglio e una concretezza che lascia parlare la realtà (le sue immagini) senza emettere giudizi. Lo scrittore Klossowski v'interpreta il mercante di grano. Esordio di A. Wiazemsky, futura interprete di Godard.

Informazioni sulla prevendita

Le proiezioni sono riservate ai possessori della tessera annuale 2003-2004 (€ 5) del Circolo del Cinema “Effetto Notte” sottoscrivibile presso la biblioteca di Pergine in piazza Serra, la libreria Athena in via C. Battisti a Pergine e la libreria Punto Einaudi in piazza Mostra a Trento

In una lunga e illuminante intervista con Bresson (già citata) Godard ha parlato a proposito di questo film di opera di arrivo «totale»; in effetti giungono per molti versi a definizione, forse anzi a conclusione alcune ricerche che si consolidano poi in Mouchette. Viene in luce più chiara infatti l’apparente contraddizione strutturale di un film calato nelle cose e nei fatti la cui tendenza però è verso la depurazione significativa, se non simbolizzante, in una dialettica tra realismo e astrazione che si è andata progressivamente delineando. L’andamento di parabola si coglie come primario, con le conseguenti operazioni di divisione, di dilatazione, di caricamento, di schematizzazione delle linee portanti; ma accanto, concomitante, vi è una forte spinta alla «collocazione», al realismo si direbbe, il mondo si ispessisce invece di rarefarsi, si è scritto giustamente. Saranno le stesse valenze stilistiche di Mouchette. Dal punto di vista tematico, sembra quasi che il negativo si dilati: dietro l’asse del rapporto tra scelta e preordinazione, tra il caso (che appare nel titolo) e la recettività assoluta, si avverte pieno il senso del reale subíto, il peso di una storia inevitabile e normale, secondo una definizione pertinente; il male, sempre più entità ontologica, e la violenza si ramificano, la morte o la «fuga» appaiono come il punto finale.
Stilisticamente, il perno è costituito dalla figura del testimone e dalla scansione allegorica delle sue «tappe»: «guardo con l’occhio di un giudice», ha detto Bresson, sottolineando il fatto che quella che finora era stata una presenza corposa ma secondaria (il testimone, appunto) passa ad essere il polo di un’opera. Attorno a essa la tensione parabolica si articola e determina i ritmi interni. Su questa proposta il regista rischia l’evidenza didattica (i vizi - le tappe) o il parallelismo esplicito (la vita dell’asino - la vita dell’uomo), i contrappunti ideologici (quell’essere «candido» e «semplice» di cui parla il regista), la spinta rinforzante intellettuale (le reminiscenze bibliche, o colte). Dunque, un’operazione sottile, nella quale far intervenire l’abituale abbassamento, togliendo lo spessore drammatico, puntando all’osservazione: Balthazar è uno sguardo, ha scritto Ferrero. Continua su www.municipio.re.it/manifestazioni/ufficio_cinema/Archivio_schede/schede_tutte/Bresson/AuHasard.htm


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"