Bartleby lo scrivano
Pergine Estate 2008
Estateatro
Bartleby lo scrivano
una storia di Wall Street
dall'omonimo racconto di Herman Melville
adattamento per il teatro Marzia Todero
con
Alberto Dall'Abaco Bartleby
Denis Fontanari l'avvocato
Christian Renzicchi Turkey
regia del gruppo con la collaborazione di Irene Lamponi
con la collaborazione di Chiara Benedetti
Il racconto di Herman Melville
Bartleby lo scrivano, come altri esempi letterari sul Doppelganger (Frankenstein, Il compagno segreto, mister Hide, Il sosia...), racchiude in sé l'intollerabile presentimento dell'alterità come elemento destabilizzante.
La storia inizia proprio quando l'altro irrompe, con le caratteristiche di un'allucinazione, nella vita dell'avvocato, protagonista del racconto. La persecutorietà, il parassitismo depressivo e la prepotenza con sui il doppio (Bartleby) impone la propria presenza è la strategia che l'autore utilizza per riuscire a mettere in scena il dramma dell'umanità. Giacché tutta l'umanità vi è rappresentata: la soggettività razionale retta da un eccessivo principio di realtà (avvocato), la furiosa passionalità di una vita inconsapevole (Turkey) tentano il doloroso ricongiungimento con la propria Ombra; con la componente dell'umanità che loro stessi celano. All'avvocato in particolare è richiesta un'apertura all'amore esistenziale che, prescindendo da quello classista e caritatevole, realizza un graduale avvicinamento alla propria imperfetta umanità.
L'ombra attacca l'antica e rassicurante immagine narcisistica del protagonista e la ferisce mostrando i difetti e le difficoltà sclerotizzanti di accogliere gli altri dentro di sé: la più grande piaga che infetta le relazioni umane nelle micro come nelle macro strutture.
Ecco, forse l'aspetto più scandaloso, ma anche liberatorio, dell'Ombra è proprio questo: riappropriarsi attraverso di essa della capacità di dissentire e di correre il rischio del caos che nasce dall'accettazione dell'altro. La pace che ci consente di fare con la depressione che si cela dietro ad ogni narcisismo individuale e collettivo dell'apparire.
Lo spettacolo
Tre tavoli, tre sedie e un attaccapanni ci portano all'interno di uno studio legale nella New York di metà Ottocento in cui si svolge il racconto di Melville. In realtà l'atmosfera è quella di un non tempo e un non luogo dove si svolge l'ultimo tratto della vita di Bartleby, un uomo insolito, riservato, che dietro poche parole nasconde un'enorme sensibilità.
A prima vista l'apparente fissità del suo procedere, lo sguardo spento possono far pensare ad un uomo vuoto, in realtà Bartleby è un uomo che è stato svuotato da ciò che è stata la sua vita. Una vita che gli ha insegnato che tutto corre verso la morte, proprio come quelle lettere che per lungo tempo si è trovato a dover smistare, lettere cariche di speranza mai giunte ad alcun destinatario.
L'incontro tra l'avvocato e lo scrivano si apre con un'iniziale distanza tra i due; l'avvocato sulle prime non riesce a comprendere il mondo che Bartleby racchiude in sé ma riesce a cogliere solo quello che lo scrivano fa emergere attraverso i suoi scarni "preferirei di no"; a mano a mano che il rapporto procede, però, l'avvocato inizia a subire il curioso fascino di quest'uomo silenzioso.
in collaborazione con
Comune di Pergine Valsugana
Teatro delle Garberie
Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Associazione Perseo
ariaTeatro
produzione, formazione, organizzazione teatrale
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organizzazione: Comune di Pergine