Bissi. Veleno e farmaco

Mostra

Pergine Spettacolo Aperto

Bissi. Veleno e farmaco
di Dario Righetti
Progetto Outsider Art a cura di Daniela Rosi

L’arte che lenisce il dolore

Dario Righetti (1935), veronese, inizia a dipingere da giovane nel laboratorio aperto dallo scultore Michael Noble all’interno dell’ospedale psichiatrico di San Giacomo alla Tomba a Verona. Si tratta dello stesso atelier in cui lavorava Carlo Zinelli, il famoso artista brut oggi noto a livello mondiale. Anche Righetti, come l’amico Giuseppe Bianchi (da poco scomparso), entra a far parte del gruppo di pittori promossi da Noble. Le loro opere saranno esposte, oltre che a Verona, anche a Milano e a Roma. L’atelier rappresentava una vera e propria oasi di libertà espressiva dentro una struttura storicamente deputata alla contenzione e si estendeva fino alla tenuta sul Garda di Ida Borletti, moglie di Noble, dove il gruppo veniva trasferito di tanto in tanto, per dipingere, lavorare la creta, passare qualche ora in piacevole compagnia. Di questa realtà ebbero modo di parlare Alberto Moravia, Camilla Cederna e soprattutto Dino Buzzati che, in occasione della prima mostra tenutasi alla galleria La Cornice di Verona (1957), intitolò il catalogo da lui curato: Sono dei veri artisti. L’opera di Righetti appartiene all’espressione seriale. I temi, apparentemente ricorrenti, sono in realtà evoluzioni raffinatissime di intricati percorsi che lui ama definire bissi, “serpenti”. La tecnica prediletta è la tempera, che usa in maniera insolita, densa e materica. I percorsi cromatici si mantengono costanti per brevi archi di tempo, tanto da poter suddividere la sua produzione pittorica nei periodi “rosa”, “rosso”, “giallo”, “arancione”, “blu”, tutti rappresentati in questa esposizione. L’esperienza manicomiale, iniziata a soli tredici anni e segnata dal suo allontanamento dalla famiglia, è stata traumatica quanto decisiva da un punto di vista artistico. I bissi, per Dario, raffigurano le relazioni dolorose, le ferite inferte alla sua persona, gli individui che a suo giudizio gli hanno fatto del male in tutti quegli anni e che popolano ancora oggi i tanti ricordi della segregazione. Per sanare quelle ferite, per esorcizzare e dominare quei ricordi, quei bissi che come demoni ricorrenti non hanno mai smesso di tormentarlo, dal 1985 ha prodotto oltre seicento opere, un corpus imponente e psichedelico di cui la presente mostra è un piccolo saggio. Solo la riproduzione artistica dei bissi riesce a lenire tanto dolore. Per contrastare il veleno non vi è farmaco migliore dell’arte.


organizzazione: Pergine Spettacolo Aperto