Boat da orbi

Teatro

All’interno del Dragon Festival Piné 2009 spettacolo di e con Lucio Gardin e con la Filodrammatica Caritas di Baselga di Piné
Ingresso libero.
Organizza: A.p.T. Piné Cembra

Piné Dragonfestival è un evento unico, che celebra lo sport, la gastronomia e la cultura trentina. Si svolge su un altopiano che ha dato i natali a molti campioni di pattinaggio sul ghiaccio, ragazzi e ragazze che trascorrevano le giornate sul lago di Serraia per conoscersi e rompere il ghiaccio. E quindi cadere in acqua. Ma l’Altopiano di Piné e la Valle di Cembra sono anche la patria di grandi campioni di curling e canoa. Per l’appunto, la manifestazione più attesa è la gara dei dragon boat, un tipo di canoa che affonda le radici - trattandosi di barca il termine "affonda" è chiaramente da intendere in senso figurato - nella tradizione cinese. Il nome proviene dalla caratteristica testa di drago posta sulla punta dell’imbarcazione. Un tempo, gli equipaggi più poveri, che non potevano permettersi i draghi intarsiati nel legno, mettevano una foto del governatore della banca d’Italia Mario Draghi. In quel caso la barca era riconoscibile perché faceva acqua da tutte le parti. Il dizionario presenta il Dragon boat come "imbarcazione guidata da 20 rematori che pagaiano seduti su assi". Però le cose non stanno così, e al riguardo le carte parlano chiaro: di Assi ce ne sono solo quattro. Gli altri devono accontentarsi di sedersi su Re, Fanti e Cavallo. Perciò si usa l’espressione "a remare ci si fa il mazzo". Oltre ai 20 rematori c’è anche un timoniere alla poppa - in caso di equipaggio femminile, alle poppe - ed alla prua invece, c’è una vecchia conoscenza di Edmondo De Amicis, il tamburino sardo, che per dare il ritmo alla squadra si fa in quattro (i famosi quattro sardi in padella). La pagaia solitamente è in fibra di carbonio. Una volta hanno provato a costruirla in fibra di cereali, ma appena messa in acqua si è squagliata trasformandosi in cornflakes. Studi scientifici hanno dimostrato che il Bifidus Actiregularis aiuta a ritrovare la naturale regolarità. (scusate, parlando di cereali mi è partita la frase). E già che siamo in tema alimentare, ricordiamo la frutta preferita dai canoisti: mango, pagaia e kiwi. In conclusione, ritengo che il Dragon boat sia uno sport ricco di similitudini con la vita: c’è l’acqua, che rappresenta la difficoltà di stare in equilibrio nella vita, c’è il lavoro di squadra, che richiama all’importanza della cooperazione, e c’è la pagaia, che divide in due categorie le persone: chi ha soldi, pagaia in contanti, e chi non ne ha, pagaia a rate, magari facendo un mutuo. Ma soprattutto, il dragon boat è una disciplina democratica adatta a tutti: dai grandi ai piccoli, dai maschi alle femmine, dagli italiani alle tedesche, dagli arabi alle persiane, dalle tapparelle ai serramenti. E quindi, non mi resta che darvi appuntamento al 4° weekend di luglio, per celebrare un Altopiano che fa dello sport e della sana cucina, il suo punto di attrazione. E se durante il festival vi scappa anche da ridere, fatelo. Tutta salute.