Bottegai

Teatro

Stagione Teatrale di Sarnonico 2007/2008

Arca Azzurra Teatro
Bottegai
tre monologhi di Ugo Chiti
regia Ugo Chiti
scene Daniele Spisa
costumi Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
con Massimo Salvianti, Lucia Socci,
Andrea Costagli

Un delirio, una riflessione, una confessione

Le tre storie scritte da Chiti sono veri e propri affreschi sociali grazie ai quali l’autore torna ad esplorare i risvolti amari e feroci di una provincia toscana carica di ottusità e di pregiudizi. Ciò che esce da questa scrittura e da questa drammaturgia è una vera e propria galleria di orrori paesani in cui si innestano momenti di struggente, visionaria e intensa poesia. Così la parola “bottegai”, questo dispregiativo, questo termine assolutamente offensivo, diventa, nel designare i tre protagonisti delle storie una specie di affettuoso epiteto, pieno di malinconica umanità nelle due prime storie Rutilio Canova (un delirio) e Silvana (una riflessione), e di ingenuo, stupefatto smarrimento ne La Porcilaia (una confessione).
Rutilio Canova è un libero adattamento da un racconto di Bruno Cicognani, scrittore fiorentino legato al filone della tradizione veristica toscana, ma che tiene conto anche di certi divertenti sarcasmi di Palazzeschi. In un paesaggio d’inizio secolo, a Firenze, si consuma l’ossessione di un ricco bottegaio, la sua smania di esibire un figlio studioso, un intellettuale che si riscatti dalla “dannazione della bottega”.
Silvana, invece, è un personaggio che si pone al centro di un paesaggio storico ben precisato. Figlia e soprattutto moglie di un bottegaio, persa in una quieta agonia, Silvana, ripercorre la vita dall’infanzia alla maturità registrando, con accenti appena rancorosi, le ritualità, i comportamenti e le mutazioni avvenute in un arco di tempo che va dagli anni Cinquanta alla fine degli anni Ottanta. Silvana sfiora la storia con parole spesso sorridenti e spesso deluse con lo sguardo di chi si appresta a relativizzare i furori della vita.
Nell’ultimo dei tre monologhi La Porcilaia, forse non a caso, manca il nome del personaggio. Ci troviamo davanti ad un igienico, giovanissimo uomo di oggi. Il protagonista di questa storia è un piccolo imprenditore preoccupato di prendere tutte le distanze dalle radici come dalla tradizione famigliare per essere più riconoscibile nella “genetica” di una società omologata e omologante. La piattezza della sua confessione s’incrina quando è raggiunto da un elemento oscuro, qualcosa di incomprensibile per i suoi gelidi e robotici occhi che non sanno più riconoscere la sospesa presenza del mito.
Quello che Chiti, autore e regista tra i più originali del teatro italiano oltre che fondatore dell’Arca Azzurra Teatro, intende mettere in risalto non è solo il bozzettismo locale ma anche e soprattutto la grettezza e la violenza delle relazioni umane. Il dolore sordo e profondo dei suoi personaggi porta alla luce un’insofferenza che spesso si trasforma in un sarcasmo grottesco ma che, d’altra parte, lascia aperta la porta ad una autentica comprensione per gli sconfitti di ogni età e di ogni epoca.

Informazioni sulla prevendita

Biglietti:
• presso gli sportelli delle Casse Rurali del Trentino fino alle ore 15.30 del venerdì precedente la programmazione dello spettacolo
• la sera dello spettacolo a partire dalle ore 20.15 al Botteghino del Teatro