C'è folk e folk

Musica

C'è folk e folk

GRUPPO FOLKLORISTICO Arlecchino (Sirisole - Lombardia)
Il gruppo folkloristico Arlecchino, fondato nel 1949 dal Cav. Alfonso Orlando, da oltre sessant’anni rappresenta onorevolmente nell’ambito di feste popolari ed importanti manifestazioni internazionali le più genuine tradizioni bergamasche, con un vivace repertorio di canti e danze che trae origine dagli usi e costumi delle valli, patrimonio inesauribile di saggezza e di vita. È composto da circa trenta elementi, tra suonatori e danzatori, che indossano costumi tradizionali che si ricollegano in gran parte a quelli in uso nel ‘700 nelle località montane della provincia di Bergamo ed in particolare in val Seriana. I costumi indossati dal gruppo sono caratterizzati dai calzettoni a righe bianche e rosse per l’uomo, o dagli zoccoletti femminili, piuttosto che dal corredo di accompagnamento, ossìa l’ombrello variopinto o il bastone da pastore d’alpeggio. La figura simbolica che accompagna questa realtà folclorica ed è sempre presente nelle coreografie delle danze è naturalmente la maschera di Arlecchino, personaggio reso famoso dalla commedia dell’arte che ha le sue origini proprio ad Oneta, una frazione sita in valle Brembana.

GRUPPO FOLK Antica Vescia (Castelforte e S.S. Cosma e Damiano - Lazio)
Nel settembre 2009 un gruppo di ragazzi uniti dall’amore per il folklore e la cultura locale ha dato vita al Gruppo Folkloristico “Antica Vescia” di Castelforte e Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina. Il gruppo è composto da ragazzi e bambini, nonché da persone anziane che trasfondono la loro esperienza per interpretare al meglio i balli e i canti popolari. La scelta del nome deriva dalla storia di Vescia, antica città latina fondata dal popolo degli Aurunci e distrutta nel 340 a.C., situata nel territorio dei comuni di Castelforte e Santi Cosma e Damiano, sedi del gruppo.Il costume che indossa “Antica Vescia” è composto per la donna da una scolla usata per riparare le spalle, da una camicia bianca ricamata a mano sul collo, una gonna a pieghe, un corpetto nero, un panno rosso posto sulle reni e un grembiule con ricami. Il grembiule veniva usato pure come tovaglia da stendere a terra per consumare il pranzo durante i giorni di lavoro, sul capo invece le donne indossavano il “maccaturo” cioè un fazzoletto usato durante i lavori nei campi. Il costume dell’uomo è composto da un pantalone nero, sia lungo sia sotto il ginocchio, camicia bianca, gilet, e una fascia da usare come cintura. Nei costumi sia per la scolla della donna che per la fascia dell’uomo il colore assomiglia a quello dell’oro. Il gruppo ha un repertorio ampio di balli quali la tarantella, il ballo del grano, il ballo della sposa, il ballo della stramma , la ballata della vendemmia, e tanti altri, nonché musiche e canti popolari accompagnati da strumenti musicali tipicamente tradizionali quali gli zuchezuche, tricchebballacche, tamburrelle piene e vuote, rese originali dall’aggiunta di nastrini di raso, e poi fisarmonica e organetto.Il motto del sodalizio è “Non è il nome che fa il gruppo, ma è il gruppo che fa il nome”.

GRUPPO FOLKLORISTICO Monte Patulo (Sant’Angelo Romano - Lazio)
Il Gruppo Folklorico “Monte Patulo” nasce nel 1977 a Sant’Angelo Romano (Roma) con lo scopo di riscoprire e divulgare le tradizioni popolari, ormai quasi scomparse, della borgata e della provincia di Roma.Prende il nome dalla collina su cui oggi sorge Sant’Angelo Romano e che anticamente ospitava l’antica “Medullia”, una delle città rivali di Romolo ai primordi della storia della città del Tevere. Il repertorio si basa su canti, balli e rievocazioni storiche attentamente riscoperti e selezionati dagli stessi membri del gruppo.

È costituito da circa 30 persone e ha nel proprio organico strumenti quali l’organetto, la fisarmonica, il flauto, la tromba, l’oboe, la caccavella, il tipico “triccheballacche”, lo strumento formato da tre martelletti in legno intelaiati fra loro, i tamburelli, e altri strumenti a percussione tipici dell’Italia centro-meridionale. Il gruppo si è esibito in molti spettacoli sia in Italia che all’estero, in Europa, America ed Asia, ricevendo, grazie alla varietà e alla vivacità dei balli, unanime consenso di pubblico e critica.Tra le trasferte più importanti di questi anni, da segnalare quella nell’Unione Sovietica, a Kirov, nel 1990, oltreoceano in Brasile nel 1992, negli Stati Uniti nel 1995, nella Corea del Sud nel 2000 e di nuovo negli Stati Uniti nel 2011. Il Gruppo si impegna da tempo nell’organizzazione del Festival Internazionale del Folklore, con l’intento di continuare a divulgare la cultura folklorica tradizionale in tutto il mondo, “per la pace, l’amicizia e la fratellanza tra i popoli”.

CONFRATERNITA dei Ciusi e dei Gobj
È dal 1984 che ogni 26 giugno a Trento, durante le feste patronali “Vigiliane”, viene riproposta l’antica “Mascherada dei Ciusi e dei Gobj”, rievocazione che trae le proprie origini da un episodio storico accaduto nel VI secolo, successivamente rappresentato in modi e forme diverse fino alla metà del XIX secolo. Il recupero dell’usanza è stato voluto dal Comune di Trento che si è avvalso della collaborazione della “Confraternita dei Ciusi e dei Gobj”, gruppo folkloristico costituitosi poi ufficialmente nel 1989, il quale conta oggi un centinaio di confratelli che perseguono lo scopo di tutelare e diffondere l’antica “Mascherada” per dare un’immagine nuova e sempre viva a questa rievocazione storica.Leggenda vuole che il fatto sia avvenuto durante la costruzione delle mura cittadine trentine, quando Teodorico re dei Goti e i nobili della città dovettero scegliere se affidare i lavori alla gente di Trento, oppure alle esperte mani della popolazione della vicina città di Feltre, che per una forte carestìa era alla ricerca di lavoro, ma anche di luoghi nei quali rapinare vettovaglie. La “Mascherada” si svolge sotto le forme di una disfida, in una lotta tra la fazione dei “Gobj” a rappresentanza dei trentini, aiutati dalle donne “Strozzere”, e la fazione dei “Ciusi”, i Feltrini, al fine di conquistare la polenta, simbolo della vita garantita dal cibo quotidiano.I costumi indossati dal gruppo si rifanno a documenti ottocenteschi che descrivono gli abiti primigenei di Ciusi e Gobj, caratterizzati dai colori rosso e giallo per i primi, e dal grigio per i secondi. Le “Strozzere” indossano un abito femminile medievale dai colori tenui, tipici di quell’epoca. L’impegno del gruppo è profuso nella maggior parte nella “Mascherada”, ma durante tutto l’anno esso si fa promotore e sostenitore di varie iniziative culturali della città.


organizzazione: Fe.C.C.Ri.T.