Canti e danze dei monaci tibetani di Drepung

Musica

Rassegna Mescolanze

Il monastero di Drepung (lett. Mucchio di riso) fu fondato in Tibet, nei dintorni di Lhasa, nel 1417 da un discepolo di Lama Tsong Khapa, il riformatore del buddismo tibetano, vissuto nel XIV secolo. A seguito dell’invasione cinese degli anni cinquanta venne distrutto. I profughi tibetani in India hanno svolto un enorme lavoro per preservare la propria cultura e le istituzioni politiche e religiose. In questo modo le grandi università monastiche (le più importanti sono quelle di Sera, Drepung e Gaden) sono state ricostruite nel sud dell’India, ospitano migliaia di monaci e garantiscono la continuazione di una tradizione di inestimabile valore per l’umanità intera.
Le condizioni di vita dei Tibetani nel sud dell’India sono tuttavia molto difficili e il Governo in esilio non è in grado di garantire i necessari aiuti economici. La rappresentazione di spettacoli dedicati ai canti e alle danze rituali buddiste in occidente è pertanto un’occasione importante per far conoscere la realtà dei profughi, i molti problemi che i Tibetani si trovano ad affrontare, nonché per raccogliere solidarietà e sostegno finanziario. Scopo dello spettacolo è inoltre quello di porre all’attenzione di tutti il fatto che i Tibetani hanno subito una brutale occupazione da parte della Cina e che a tutt’oggi i diritti umani fondamentali non sono rispettati.
I monaci di Drepung eseguiranno danze e canti rituali del Buddismo tibetano, al fine di trasmettere l’energia creativa ed ispirare la pace tra gli esseri. Non si tratta solo di affascinanti coreografie, ma anche di una suggestiva modalità per trasmettere l’insegnamento di Budda utilizzando movimenti carichi di profondo significato spirituale, accompagnati dai tipici strumenti tibetani.
La prima parte dello spettacolo propone alcuni riti di benedizione e di purificazione spirituale del luogo e delle persone presenti. La processione, il canto e il suono degli strumenti tradizionali favoriscono il sorgere di uno stato di calma che rende più sensibili e consapevoli, contribuendo a ridurre il frastuono e le inquietudini interiori. Le musiche prodotte da percussioni e strumenti a fiato sono assai misurate e sottolineano lo stato meditativo in cui lo spettatore è invitato a entrare.
La seconda parte si snoda attraverso una sequenza di danze rappresentate con pittoresche e grandi maschere, che ripropongono eventi storici e simbolici, alternando affascinanti canzoni popolari dei nomadi tibetani dell’immensa regione del Kham.


organizzazione: Patapunfete Associazione di cultura materiale