Carlo A. Fia. Mostra di pittura e scultura
Viaggio nell'arte di Carlo Adolfo Fia
Considerazioni di P. Giorgio Antonino Butterini
Incamminarrni in una mostra di pittura, trovarrni di fronte a un quadro, è come trovarrni di fronte ad uno specchio in cui rivedo me stesso.
È quello che ho provato di fronte ai quadri di Carlo Adolfo Fia.
Li ho guardati e mi sono ritrovato in essi. Inoltriamoci in questa mostra. Mediante i quadri,
andiamo oltre, verso nuovi orizzonti, verso vaste praterie in cui sentirsi liberi e ricchi.
Carlo Adolfo Fia mi aiuta in questo cammino, in questa ripresa del rischio, del nuovo, del misterioso.
Il primo incontro è quello con tanti volti che mi fissano, ed io mi sento interpellato, anzi mi sento uno di loro. Mi sembra di poter conversare con loro. Quante storie, storie difficili per una convivenza sempre spigolo sa, ma anche storie belle di volti che si incoraggiano reciprocamente, che lasciano trasparire gioia, voglia di vivere.
Fissi quei volti e capisci che c'è un anima che ti sprona, che ti fa sentire importante, che ti dice: va avanti, oltre le linee ed i disegni, lasciati trasportare. Sono volti religiosi, ma esprimono intensamente i valori umani, in cui non vi sono illusioni, bensì un investire su un futuro in cui l'umano e il religioso si identificano. L'artista invita ad andare oltre, a farsi coinvolgere in una dimensione che avvolge d'infinito.
Fra le figure c'è anche la donna e il bambino. È una Madonna?, o semplicemente una madre? Certamente è un atto di tenerezza e di amore. Quante madri e quanti figli sono qui rappresentati! È un suscitare la fiducia, un essere accolti in grembo, un sentirsi al sicuro. Un sapersi relazionare, un saper accogliere un bambino, un saper costruire tenerezza.
Ma vi è anche un volto con fattezze particolari. È certamente un volto d'uomo, ma è Lui, il Cristo. Il suo sguardo non ti lascia indifferente: ti senti guardato a lungo. Ti fa pensare a un processo di salvezza in cui sei direttamente coinvolto.
E dopo il volto di Cristo o dell'uomo, dopo l'immagine della maternità o di Maria, ecco alcuni quadri che ti fanno ritornare nella quotidianità, nelle scene di ogni giorno, nel saper godere quanto la vita ci offre nel suo incedere. Improvvisamente ci accorgiamo che non è solo una trasfigurazione di immenso e misterioso che arricchisce lo spirito, ma anche le cose semplici come un vaso di fiori, o un gruppo di alberi familiari, o un cavallo che rompe la monodia dello stare fermo e che si lancia in un movimento in cui mi sento muovermi e rinnovarmi, o le colombe che sgorgano dal cuore di un bambino.
Guardando questi quadri, contemplando li, mi sembra di fare un passo troppo grande, ma mi dicono che è possibile. Basta crederci.
In fin dei conti basta una pennellata di colore, bastano alcune righe che esprimano quanto sta nel nostro cuore, perché il pittore riesce ad esprimere non solo il suo mondo interiore, ma la realtà umana nella sua interezza. Occorre attenzione, occorre fermarsi, guardare, contemplare, meditarci sopra.
Ecco allora, l'arte non è una fotografia della vita, ma è la fotografia di quello che è vero e bello. Ci invita a vedere il bello oltre il brutto che l'uomo talvolta sa costruire nei modi più incredibili e imprevedibili. È un richiamo a qualcosa d'altro, un invito a valori più alti.
L'arte apre tali sbocchi. L'arte è una musica che ci invita ad intraprendere un viaggio che avvolge le persone, entra dentro di loro, le innalza sopra gli ostacoli del cammino e le fa librare in spazi grandi eterni, e dà pienezza.
Quando un artista esprime la sua anima, esprime l'infinito e quindi che lo sappia o no, esprime Dio.
organizzazione: Comune di Isera Assessorato alla Cultura