Carlo Bonacina. La forma costruita

Mostra

Dall’1 agosto al 4 ottobre 2009 il Comune di Cles promuove, all’interno del magnifico Palazzo Assessorile recentemente restaurato, una grande mostra d’arte dedicata a un altrettanto grande artista: Carlo Bonacina. Egli fu a Cles per diverso tempo come insegnante, e fece spesso il territorio locale scenario delle sue opere, meritando certamente un ricordo, una celebrazione, una giusta valorizzazione. “La forma costruita”, vuole essere un’occasione per apprezzare le opere del maestro Bonacina scelte dalla curatrice scientifica Giovanna Nicoletti e con l’allestimento di Giovanni Marzari in una sede straordinaria come quella di Palazzo Assessorile. L’iniziativa rappresenta un altro importante passo nel cammino della valorizzazione dei grandi artisti trentini che diventa per la cultura tutta un evento imperdibile e prezioso, come lo sono peraltro le opere esposte. E’ molto importante inoltre la scelta di dare spazio anche allo studio dei dipinti murali che Carlo Bonacina realizzò nelle chiese e su diversi edifici della zona, in un legame con il territorio che diventa indissolubile e che la mostra metterà in evidenza sia nel catalogo ma anche in mostra, mediante supporti audiovisivi.
L’evento espositivo è organizzato dal Comune di Cles con la collaborazione della Provincia Autonoma di Trento.

Carlo Bonacina. La forma costruita è il titolo della mostra che rappresenta un primo percorso di ricognizione sul territorio che potrebbe prevedere in futuro una serie di mostre personali dedicate ad alcuni artisti che hanno vissuto nei primi anni del Novecento e legati per vicende biografiche alla Val di Non.

Finalità
Attraverso questa ricerca, la produzione artistica potrà rappresentare uno strumento valido di documentazione della memoria storica dei luoghi ma anche una apertura verso le complessità del contemporaneo e un coinvolgimento di diversi soggetti dal collezionismo pubblico a quello privato, alle istituzioni pubbliche, agli archivi, valorizzando e organizzando il materiale artistico e documentaristico presente.

Percorso della mostra
I lavori di Carlo Bonacina realizzati tra il 1926 e il 1929 coincidono con la frequentazione da parte dell’artista dell'Accademia di Venezia e dell'ambiente culturale milanese, ma anche con le prime esperienze espositive. È questo il periodo in cui le suggestioni dettate dall'atmosfera permeata dal Realismo Magico si rivelano prepotentemente attraverso una necessaria poetica di sublimazione del quotidiano, sulla scia dell'insegnamento di Virgilio Guidi. Nei ritratti, nei volti in particolare, Bonacina persegue la tradizione medaglistica rinascimentale con l'intento di strutturarne una intensa meditazione legata all'analisi dell'antico. Le immagini sono legate ad uno sfondo paesaggistico che specifica il rapporto con il soggetto rappresentato di profilo: momento di incontro dell'uomo con lo spazio e l'energia della natura. Alla fine degli anni Venti, il rapporto con l'ambiente milanese segna una maggiore adesione al clima classico-purista di Novecento. La ricerca di una luminosità intensa lascia lo spazio ad un cromatismo saturo e denso. La poetica calda e il sentimento vivo della natura evidenziano come la necessità di semplificare gli elementi non sia dettata da una volontà di artificiosità, ma piuttosto da una "necessità dell'anima".
Le opere realizzate tra il 1934 e il 1935 lo avvicinano alla poetica di Carlo Carrà, sia per la scelta tematica che per l'aspetto compositivo. Attraverso la salda costruzione dello spazio che - con strutture mute e geometriche - incornicia l'oggetto proponendolo come inserito in quinte teatrali, l’artista riconquista la dimensione spazio-temporale del realismo oggettivo.

Dal 1932 Carlo Bonacina si trasferisce in Trentino, venendo a contatto con l'ambiente culturale della regione; è in particolare l'amicizia con Gino Pancheri a suggerirgli una maggiore libertà nella costruzione dell'oggetto pittorico, che viene così caratterizzata da una ritrovata luminosità delle forme e da una pennellata larga e fluida. Il processo di perlustrazione, di studio oggettivo della materia, sia essa paesaggio o figura, indica una rapida e sintetica percezione della visione ottenuta attraverso la vibrante frantumazione delle compatte stesure cromatiche. Le nature morte degli anni Quaranta mostrano una composizione più libera sia dell'oggetto, reso meno pesante, che della ripartizione dello spazio, alleggerito da una atmosfera trasparente che rende le forme quasi metalliche.
Intorno alla fine degli anni Quaranta si assiste ad una svolta pittorica: la salda struttura compositiva dettata dai legami Novecentisti lascia spazio ad una maggiore libertà espressiva. In maniera particolare in Europa, nell'immediato dopoguerra, si diffonde un linguaggio espressivo figurativo di derivazione picassiana: è il postcubismo, che troverà un esito nell'astrattismo. Semplici stilizzazioni geometriche scompongono i referenti figurativi dando origine ad una serie di piani allineati o orientati per scandire l'immagine con forza. È così che Bonacina utilizza una nuova forma espressiva con "leggere penetrazioni di natura espressionistica", come scrive Luigi Lambertini nel 1971. I suoi temi raccontano sempre storie di cose e di uomini, ora attraversate da una consapevolezza per la sorte naturale dell'universo. "Gli oggetti vengono situati secondo un’armonia spaziale che parte dall’idea; non vengono imposti secondo la caoticità naturale; la composizione porta poi con sé, con siffatta autonomia, lo straripamento per coerenza verso altri elementi, tra i quali il colore" sottolinea Italo Cinti nel 1954. L’oggetto e la figura appaiono deformati lungo il dipanarsi di una linea sospesa tra l’essere simbolista e decorative. Volti e mani si allungano e si proiettano fino a trovare un riferimento spaziale: dilatano il proprio apparire per occupare i limiti della struttura architettonica che ospita le figure, disegnano le linee che orientano il nostro occhio alla lettura completa dello spazio.
Anche le nature morte realizzate negli anni Cinquanta mostrano una
solidità della forma capace di spezzare la linea che le contorna, riducendo la morbidezza dei profili ed elaborando una sequenza di spigoli induriti. Non più atmosfere sospese aleggiano nelle silenziose visioni, ma segni e forme autonome, che costruiscono la composizione. È inoltre evidente la frattura tra lo sfondo frantumato e scandito attraverso una sequenza di piani e l’oggetto posto frontalmente, descritto in maniera precisa e cromaticamente avvincente.

Conoscere la storia della propria valle attraverso le opere di un artista
Il percorso della mostra si struttura attraverso una sessantina di opere pittoriche selezionate per tracciare la ricerca figurativa dell’artista tra anni Trenta e anni Cinquanta, che in numerose occasioni ha soggiornato in Val di Non.
A corredo della pittura viene presentata per la prima volta una sezione assolutamente inedita, dedicata all’opera muraria – quasi un censimento di opere di carattere sacro e di arredo privato – che testimonia il passaggio dell’artista in Val di Non e in Val di Sole impegnato dagli anni Trenta in importanti commissioni di opere ad affresco.


organizzazione: Comune di Cles