Carlo Zinelli (1916-1974)

Convegno

Nell'ambito della mostra "La visione veggente della realtà: opere di Carlo Zinelli" viene proposto l'incontro pubblico
Carlo Zinelli (1916-1974)
Un uomo semplice, artista «nascosto», travolto dagli eventi della storia

Interviene:
Alessandro Zinelli
Intitolare Visione veggente della realtà questa mostra dedicata all’opera artistica di Carlo è un modo per ricordare Giorgio Cortenova, direttore della Galleria d’arte moderna di Verona dal 1985 al 2008, scomparso il 14 maggio 2013 ad Arco, in Trentino. Sono sue le seguenti parole, contenute nello scritto La scommessa della creazione, pubblicato nel 1999 all’interno del volume Carlo: immagini oltre i confini: «Scritture? Geroglifci dell’anima? Stilemi formali immersi nel primitivismo inarrestabile e veggente dell’esperienza onirica? In realtà l’enigma senza risposta, implicito in questa novena d’ipotesi che potrebbe non finire, fa corpo unico con il suo linguaggio e ne nutre l’allarme straordinariamente incisivo che ne scaturisce. I suoi soli rutilanti, accecati dalla smemoratezza umana; i suoi ‹eserciti› di ombre disarmate, in fila verso un destino sconosciuto; i voli, neri, degli uccelli attraverso i microscopici cerchi dell’anima non rappresentano una realtà visionaria, ma la visione veggente di una realtà».

Ingresso libero.

Carlo Zinelli nasce a San Giovanni Lupatoto il 2 luglio 1916. Nel 1925, a nove anni, viene affidato a una famiglia di Corte Santa Caterina, a Palazzina. Nel 1934 si trasferisce a Verona per lavorare al macello comunale e di qui viene chiamato per assolvere il servizio militare che terminerà nel 1936. Il 5 maggio del 1938 sarà arruolato negli Alpini con i quali, a marzo del 1939, sarà imbarcato a Napoli come «volontario» per la guerra di Spagna. Questo evento segnerà indelebilmente il resto della sua esistenza. Da lì a poco manifesterà, infatti, segni d’instabilità, crisi di terrore e raptus aggressivi. Nel 1941 sarà pertanto riformato. Tra il 1941 e il 1947 sarà periodicamente ricoverato all'Ospedale psichiatrico fino alla diagnosi definitiva di schizofrenia paranoide. Non sarà mai più dimesso fino alla morte, avvenuta nel 1974. In queste sintetiche note biografiche potrebbe esaurirsi la vita di Carlo Zinelli, simile a quella di tanti altri infelici che hanno trascorso gran parte della propria esistenza rinchiusi all’interno di strutture manicomiali. A partire dal 1957 accade però qualcosa che permetterà a Carlo di emergere da questo profondo pozzo nero nel quale era precipitato. Da questo momento comincia, infatti, a frequentare l’atelier artistico che Michael Noble, uno scultore scozzese, aveva aperto nel parco dell’ospedale San Giacomo alla Tomba di Verona dove Zinelli si trovava ricoverato. Nell’atelier di Noble, Carlo trova il luogo ideale dove soddisfare il suo bisogno di espressione e dove dà inizio a una straordinaria produzione che oggi lo pone indubbiamente fra i protagonisti dell’arte del Novecento, conosciuto e apprezzato ovunque ed esposto in molti musei del mondo.
Ma, in che cosa consiste l’arte di Carlo?
«Potremmo definire – scrive Daniela Rosi – l’arte di Carlo una forma di arte totale, che investe segno, colore, parola e suono. Il suo metodo espressivo si traduce in un vero e proprio linguaggio che rimanda a quello dei primitivi e talora dei bambini. […] La sua narrazione nel complesso può essere considerata un’autobiografia narrata per associazioni tematiche, espressa con un linguaggio completamente reinventato; in questa storia sono presenti scenari dell’infanzia, il rapporto dell’autore con il mondo animale e la natura, con il dolore, la religione, la guerra, l’eros, la morte, la sua appartenenza alla grande famiglia degli alpini. L’eterno andare. Non solo i dipinti ci appaiono come un linguaggio criptico ed affascinante, ma anche gli stessi soliloqui di Carlo, registrati da Vittorino Andreoli, ci rimandano a un mondo misterioso, fatto di suoni e di timbri, più vicino al ‹grammelot› che al nostro normale parlare. Un mondo di assonanze che ci appare più come poesia che come prosa. In fondo, anche nei tratti più drammatici della narrazione, quello che emerge dai quadri di Carlo è la vena poetica. Zinelli racconta la sua storia con tutto se stesso».


organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino