Clara Lunardelli. Sotto la linea degli occhi

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Sotto la linea degli occhi c’è un’altra misura, c’è un altro criterio.
La linea degli occhi è il punto di vista che coincide col nostro livello di sicurezza (e di coscienza), oltre il quale cerchiamo di non scendere, ma sappiamo bene quanto sia ingombrante e significativo il sommerso (il sempre fuggito sotto) e come esso consenta al visibile di essere tale.
L’oscurità magmatica che occupa gran parte del nostro corpo vivente e psichico è landa sperduta e soprattutto bandita, ma “corposa” appunto.
Da lì originano le forme rivelatesi nella materia-quadro, considerate e presentate come formule viventi di un’altra esistenza, quali sono.
Estraneità, inquietudine, arcana familiarità: le prime sensazioni che ci raggiungono.
Essere portatori di s-oggetti sconosciuti ci fa sentire esuli nella casa in cui viviamo, viandanti nelle strade che percorriamo, orfani di lingua materna e disperatamente alla ricerca di un paradigma convincente e fermo. Sprovveduti e confusi nel contatto con essi.
E allora perché dare spazio ed espressione a questo?
Perché se lo prende, dentro o fuori che sia, esso preme per conquistare, come una giungla potente invade esili giardini faticosamente e ripetutamente costruiti.
Molto silenzio allora, davanti al passaggio, alla presa di coscienza. Alla presa che la coscienza tenta di compiere su di essi e sul loro territorio, dapprima contrastandoli in tutte le maniere, compreso il dubbio intorno alle possibilità per l’arte di farsene portatrice, di assumere il compito di in-corporare l’ancora muto (extra) umano, patteggiando un nuovo linguaggio con esso.
Sapendo che, nonostante il traghettamento verso la nostra sottile luce, essi manterranno il loro carattere selvatico, integro, rapace.
Nemmeno l’essere colti li renderà suscettibili di evoluzione, essi scenderanno come un grosso nodo nel metabolismo restando tali, come schegge violente e appuntite, resto di battaglie subite, di scontro di sangue, taglio netto, grumo di sostanza inestricabile.
La loro è una bellezza sconosciuta che necessita di una osservazione fatta di lucida pazienza.
Clara Lunardelli