Come un fiume

Teatro

Le Stagioni dei Teatri 2013/2014
Specchi riflessi

Come un fiume. Viaggiatori dell'Impero
Ieri emigranti, oggi cittadini d'Europa
Drammaturgia e regia Flora Sarrubbo
Con Maura Pettorruso, Stefano Detassis, Flora Sarrubbo
Con la gentile partecipazione di Aleksandra Zobic
scenografa/costumista Tessa Battisti
Disegno luci/tecnico Claudio Modugno
Consulenza musicale Renato Morelli
Musiche dal vivo:TTT Express. Musiche dal Trentino, Tirolo, Transilvania
Strumenti e voci: Pietro Berlanda, Bice Morelli, Renato Morelli, Andrea Ruocco, Monika Callegaro, Sandra Montagnana

Nella seconda metà dell'Ottocento le migrazioni, che per il Trentino come per larga parte dell'arco alpino erano state fino ad allora stagionali, cambiarono natura facendosi, per intere vallate e intere classi sociali, permanenti: un fiume di umanità, che cercava il suo mare.
A partire dagli anni Ottanta del secolo - oltre a una moltitudine che fu indirizzata sulle rotte transoceaniche - alcune migliaia di persone lasciarono la loro terra per destinazioni nominalmente "interne" all'Impero, ma in realtà lontane per distanza geografica, lingua, cultura materiale, religione.
Queste persone migrarono – soprattutto dalla Valsugana, e la prima a Borgo è un omaggio a loro - verso altri territori della duplice monarchia danubiana, principalmente Austria occidentale, Bosnia ed Erzegovina, Romania, Ungheria. Per lungo tempo questi eventi sono rimasti in parte sconosciuti e intrappolati nelle pieghe della storia europea, riemergendo solo dopo il dissolversi della cortina di ferro. Da allora i rapporti con quelle comunità si fecero però particolarmente forti e ricchi di scambi.

A loro e ai loro discendenti, il cui destino si identificò ben presto col destino delle piccole patrie che li avevano accolti, questo lavoro è dedicato. Non di sole traversìe – e talvolta migrazioni ulteriori e dolorosi ritorni – sono fatte le loro vicende, ma anche e soprattutto di energie vitali travasate altrove, dell'orgoglio di un cognome, una canzone, una preghiera, un'espressione di famiglia in una lingua soave.
E con queste suggestioni oggi spesso si torna, si riscopre, si porta un bagaglio di esperienze e di curiosità che apre a noi - che siamo rimasti - più vasti orizzonti, nuove prospettive e fecondi scambi. Attraverso di loro, e grazie a loro, ricordiamo la diaspora trentina, invisibile a chi non la conosce e così reale per chi l'ha vissuta.

La regista Flora Sarrubbo ha scelto di iniziare il racconto scenico attraverso uno scorrere d'acqua perenne che racchiude le voci delle montagne, dei paesi, della stessa valle, e i suoni dei boschi da lei nutriti. Lento, inesorabile, il fiume scorre, così come la Storia, spesso travolgendo realtà che sembravano immutabili e le vite aggrappate a quei pendii. Chi rimane decide di accettare i nuovi confini che l'acqua ha modellato ricominciando da zero. Chi si mette in viaggio, come acqua che va al mare, incontra territori nuovi, in quella terra, l'Europa del Novecento, che ha visto più volte i confini farsi e disfarsi. E ancora oggi queste terre si riempiono e si svuotano di uomini che cantano le proprie storie.

Informazioni sulla prevendita

Presso la biglietteria del teatro in orari di apertura
On-line su www.teatrovalledeilaghi.it