Da qui a là ci vuole 30 giorni...

Teatro

Teatro Stabile di Bolzano
Da qui a là ci vuole 30 giorni…
regia, di e con Andrea Castelli, Antonio Caldonazzi
musiche dal vivo Dante Borsetto
scene e costumi Roberto Banci
luci Lorenzo Carlucci

Storie di emigrazione

Questo lavoro ci racconta l’incredibile e coinvolgente storia di un’epopea, quella dei tanti, tantissimi trentini che, soprattutto tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, scelsero di scappare dalla loro terra natale per disperazione e fame e di raggiungere mete spesso lontane oltre ogni immaginazione. Da qui anche il titolo di questa storia fortemente voluta dal direttore del Teatro Stabile di Bolzano, Marco Bernardi, e assemblata da due trentini d’hoc, vale a dire Andrea Castelli e Antonio Caldonazzi, che saranno anche gli interpreti di questo racconto che si snoda in maniera toccante.

Castelli e Caldonazzi per narrare le speranze, le avventure, le fortune e le delusioni dei trentini che hanno cercato lavoro altrove hanno letto e riletto centinaia di lettere spedite dagli emigranti ai loro cari. Hanno frugato e guardato in quelle carte per ricostruire uno spaccato di storia regionale che è anche uno sguardo su quella nazionale e su quanto avviene oggi in un tempo in cui altri migranti cercano di raggiungere l’Italia con ogni mezzo per trovare una speranza di vita, una parvenza di esistenza.

È quanto evidenziano i due curatori e interpreti dello spettacolo quando dicono che di solito è la povera gente a non aver niente da perdere. E quando il rischio si riduce alla propria grama esistenza, allora si parte, inseguendo un miraggio, una speranza, una terra promessa. Il più delle volte ad attendere gli emigranti “di là dal mare” è un’altra vita di patimenti e fatiche, per di più in un paese straniero dove tutto, specialmente all’inizio, appare ostile.

Anche i pochi fortunati, favoriti dalla sorte quanto mai avara, porteranno per sempre nell’anima i segni del lancinante distacco, dell’indicibile nostalgia, della titanica fatica.

Testimonianze preziose di queste storie sono le lettere, punte di iceberg che sottendono storie di vita vissuta, divenute veri e propri documenti storici che ci indicano il cammino da intraprendere per capire fino in fondo il fenomeno dell’emigrazione. Un mondo di situazioni e condizioni che sembra, a volte, molto lontano per l’epoca e gli argomenti trattati, ma che in realtà riguarda ancora tutti noi molto da vicino.

Quello che emerge dal racconto dolente ma in molti tratti anche divertente di Castelli e Caldonazzi, attori che negli ultimi anni hanno sempre più collaborato con lo Stabile bolzanino in vari spettacoli, è un lavoro unico nel suo genere che s’inserisce alla perfezione in quel filone di recupero storico della nostra terra che ha portato proprio Castelli con il “Racconto del Cermis” ad avvicinarsi allo Stabile di Bolzano.


organizzazione: Comprensorio di Primiero