Davide Van De Sfroos in concerto

Musica

Nato a Monza (11.05.1965), Davide è cresciuto sul Lago, a Mezzegra, e fin da piccolo è stato un acuto osservatore della realtà che lo circondava. Il Lario è un posto strano, un posto bellissimo, cantato da poeti e scrittori, un posto con le sue tradizioni secolari, la sua atmosfera quasi fiabesca, ma è anche un posto irrimediabilmente stretto per chi guarda ad orizzonti più ampi. Stretto tra le montagne, con quell’unica strada (la Statale Regina cantata in molte canzoni) che ne disegna i confini unendo i paesi rivieraschi, stretto per chi abbia sete di novità, stretto, insomma, per un mondo che si globalizza (termine non necessariamente negativo) e abbatte sempre più velocemente ogni tipo di confine. In fondo, sul lago, si sublima l’eterna differenza che esiste tra la realtà metropolitana e la campagna, senza che una sia necessariamente migliore dell’altra. Semmai diverse, ma complementari. Davide, con la sua poetica scanzonata, ha cercato di individuare non già i punti di divisione (come potrebbe apparire ad un osservatore superficiale), bensì i punti di collegamento tra queste due realtà. La vita scorre secondo ritmi diversi, è vero, ma alla fine gli uomini sono sempre uomini: desideri e paure, grandezze e miserie si mescolano sia nella grande città come nel paesino sul lago, dove però, forse, è più facile scrutare nelle profondità dell’animo umano. Al di là di ogni altra considerazione è forse questa la chiave del successo di Van De Sfroos. Il suo percorso musicale parte da lontano, da ragazzino, quando frequenta il Liceo Classico a Como e spesso si perde nei negozi di dischi, tra Bob Dylan e i Sex Pistols, tra i Rapper e la musica Celtica. Il primo gruppo in cui suona (siamo alla metà degli anni ’80) sono i Potage, atmosfere vagamente punk e testi dissacranti. Un’ottima palestra che però col tempo gli va decisamente stretta. Dopo un’esperienza solista, in cui elabora i primi testi in dialetto, forma un nucleo di musicisti con cui dà vita ai De Sfroos (primi anni ’90). Con mezzi artigianali viene pubblicata un’audiocassetta live significativamente intitolata “Viif” (vi si possono già trovare autentici cavalli di battaglia come “Il fantasma del lac”). L’impatto con la gente è subito forte. Prima meravigliati, poi rapiti “da quel matto che mette nelle canzoni i loro pensieri”) i lagèe lo eleggono subito a loro portavoce canoro. Con l’uscita del cd “Manicomi” (1995) c’è la consacrazione a livello provinciale: La Curiera è un autentico tormentone che tutti i bambini lariani sanno cantare a memoria...
Continua suul sito Ufficiale: