Delirio di un povero vecchio

Una serata di disonore o, se preferite, una serata d'onore alla rovescia. Cosa altro ci si può aspettare da un maestro del paradosso, da un dissacratore di professione, da un genio comico come Paolo Villaggio?
E così per raccontarsi in questo logorroico sfogo autobiografico ha scelto di rappresentare i disagi della sua età: l'ipocondria, la coazione a ripetere, i ricordi che incombono, il tutto amplificato e reso emblematico dalle remore, dalla pigrizia, dalle paure di un attore che non vorrebbe più essere costretto a salire sul palcoscenico.
Tenterà dunque di rinunciare il nostro eroe, proverà ad impietosire gli astanti dichiarando i suoi malanni immaginari, cercherà di patteggiare proponendo di trascorrere in rispettoso silenzio l'intero tempo dello spettacolo, punterà il dito sul prototipo dello spettatore ostile, smaschererà i biechi trucchi di luci, gesti, musiche con cui il Teatro abbindola il pubblico, immaginerà critiche catastrofiche, disprezzerà piaggerie e lodi immeritate, proclamerà che è stufo di far ridere e inviterà i presenti a ridere da soli, ciascuno per proprio conto, senza rompere le scatole.
Si annuncia dunque un delirio teatrale che non risparmierà cabaret, televisione, letteratura, cinema, satira, pubblicità. Villaggio ha percorso da protagonista questi territori e ne conosce alla perfezione fatti e misfatti.