Documenti sull'Italia in animazione | Il Risorgimento

Cinema

Trentino Italia Storie Pop: film d'animazione

OMAGGIO A BRUNO BOZZETTO: Tapum! La storia delle armi, col., disegni animati, 13’ (1958)
Soggetto, sceneggiatura, animazione e regia: Bruno Bozzetto
Il primo cortometraggio professionale di Bruno Bozzetto. Con esso il cineasta milanese si impose come animatore assai promettente, appena ventenne. Il breve film è la storia ironica, beffarda e velatamente pessimista della follia umana alle prese con sempre più sofisticati strumenti di sofferenza e morte. La tecnica è il disegno animato, un disegno animato spartano, come spesso nell’animazione di Bozzetto, dove l’idea e la scelta del ritmo e delle gag la fanno da padrone.

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OMAGGIO A LASTREGO & TESTA: I giorni dell’Avvento epp. 1-4, col., découpage digitale, 1’8” cad. (2004)
Soggetto, sceneggiatura, animazione e regia: Cristina Lastrego e Francesco Testa. Dai bozzetti di Emanuele Luzzati per il presepio di Torino. Musiche: Lorenzo Marini. Realizzazione: Lastrego & Testa Multimedia. Produzione: RAI
I primi quattro mini-cortometraggi (circa 1 minuto ciascuno) della serie di Lastrego & Testa basata sugli episodi religiosi dell’Avvento; si tratta di corti sponsorizzati dalla RAI nel 2004 e realizzati con la tecnica del découpage computerizzato, cioè con silhouette colorate bidimensionali provenienti da disegni con i pastelli e poi trasferiti sul computer e animati digitalmente, mantenendo però, a livello sia estetico sia dinamico, le caratteristiche dell’animazione tradizionale a mano. I disegni originali sono estrapolati dal celebre presepio di Torino realizzato anni fa dal grande scenografo e illustratore Lele Luzzati (1921-2007) e lo stile cinematico dell’animazione è ispirato a quello messo a punto decenni fa da Luzzati stesso e dal suo fraterno amico e collega Giulio Gianini (1927-2009): i due furono autori di celeberrimi componimenti animati basati su partiture classiche come Il flauto magico o La gazza ladra. Lastrego e Testa hanno attualizzato questo stile e questa tecnica d’animazione e il risultato mantiene grande freschezza.

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L’eroe dei due mondi di Guido Manuli, col., disegni animati, 92’ (1994)
Soggetto: Guido Manuli. Sceneggiatura: Guido Manuli e Maurizio Nichetti. Scenografie: Paolo Albicocco e Giorgio Forlani. Fotografia: Victor Togliani. Montaggio: Rita Rossi. Effetti speciali: Giorgio Ghisolfi. Musiche: Stefano Pulga e Pino Santapaga. Consulenza storica: Guido GerosaIl film lungo che presentiamo è L’eroe dei due mondi, dal momento che il tema storico-culturale di questo primo appuntamento è il Risorgimento. Il film in questione, diretto nel 1994 dal grande animatore Guido Manuli (per decenni braccio destro artistico di Bozzetto e contraltare più corrosivo e osé dell’umorismo bozzettiano), è sceneggiato non solo da Manuli ma anche dal noto Maurizio Nichetti, che ha un ruolo non secondario nell’animazione italiana degli ultimi trent’anni e che è stato proprio allievo di Bozzetto. L’opera fu prodotta dall’Istituto Luce e da RAI Due. È impreziosita dai disegni di un grande artista italiano, il pittore Manfredo Manfredi, e da una tecnica, detta rotoscopio, consistente nel ricalco grafico di alcuni fotogrammi cinematografici ripresi inizialmente dal vero e nel successivo adattamento per l’animazione; a far da modello per Garibaldi, come i non più giovanissimi forse noteranno, l’attore Franco Nero.
La sostanza materica e la scelta dello stile dinamico voluti da Manuli e Manfredi rende questo film un documentario «impossibile» su Garibaldi e le figure con le quali questi entrò in contatto, come Cavour e il re. Altro tocco di classe è quello della vocalizzazione del film: ai personaggi prestarono la voce grandi attori teatrali. A completare un lavoro di grande portata è la scelta delle partiture, riprese da celebri classici della musica europea del XIX secolo (Verdi e non solo). Certo occorre dire che il quadro storico fornito dal film è agiografico e a tratti inesatto alla luce di molta documentazione storica: il contesto raffigurato è in qualche modo virato verso la prospettiva secondo cui i piemontesi avrebbero «liberato» il Regno delle Due Sicilie dai Borboni, senza ulteriori dati fattuali sulle reali motivazioni economiche della campagna coloniale.


organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino