Don Chisciotte

Teatro

O voce che grida nel deserto! Don Chisciotte crede perché tutto è assurdo. Ci crede con il corpo non certo con la ragione che gli rivelerebbe l'inganno. Ci crede con il cuore. Con la speranza che è scommessa totale. Inchiodato al suo ridicolo, dalla beffa dei calcolatori, sa tutto, sa la sua condizione, non si converte e combatte chi si converte, combatte chi cerca la pace, chi si rassegna.
Vicino alla terra da non riuscire a staccarsi dalla vita, vicino al femminile che è in lui da non riuscire a staccarsi da Sanchio. Oltre le donne teologiche, oltre le donne nella cultura, il femminile che uccide i sogni, Don Chisciotte vive nel libro di chi lo ha prodotto, di chi lo guarda e di chi legge, vive nei doppi che si riflettono dalla sua immagine verso un pubblico che è ombre, fantasmi e mulini a vento.
(Claudio Messini)
Definire Don Chisciotte è un paradosso. Equivale a dare razionalità a colui che l'ha sempre combattuta. Inquinare con la ragione chi invece ha sempre creduto con la carne, con le pulsazioni del sangue e con bisogni dei corpo. Don Chisciotte, attaccato alla terra quanto alla vita, crede al suo sogno con la fede, con la scommessa totale, non con i calcoli che una ragione paurosa può costruire per salvarsi. Egli porta senza pessimismo la croce di un glorioso romanticismo contro la modernità che avanza, porta la potenza dei riso, dei ridicolo contro chi vuole invece una pace rasserenante, porta l'umiliazione di essere beffato, tradito e deriso contro che si rassegna e si converte all'abitudine. La missione di Don Chisciotte è solo il sogno limpido di speranza dei figliol prodigo ostinato, di un avventuriero che con la lancia in resta preme i calcagni sui fianchi dei suo ronzino a giocarsi la pelle e la sua verità.
E solo, nella sua utopia fallimentare, spera perché tutto è assurdo. Crocefisso percorre tragicamente una via crucis di presenti squallidi e malsani. Un'immagine addirittura grottesca, ma non cupa, leggera come l'ironia. La sua leggerezza gli permette di contemplare il proprio dramma come dal di fuori e di dissolverlo cosi nella malinconia e nella comicità.
Ma per cosa lotta, per chi grida la sua voce nel deserto, ma chi è Dulcinea? Non è la donna fredda della teologia (come lo fu Beatrice), non è la donna dei desiderio (come lo fu Isotta per Tristano) non è la cultura ( come lo fu Elena di Troia) ma è la gloria di vivere e di sopravvivere, l'immortalità e l'orgoglio di essere vinti da questo mondo, di essere derisi da chi non crede nei castelli, nei mulini a vento nei cavalieri erranti.
Egli non teme nulla, tanto meno l'abisso, disprezza anzi il viaggio di chi si muove cercando un'inutile pace dell'anima. Il viaggio di Don Chisciotte, in compagnia di Sancho, la sua inseparabile metà femminile, calcolatrice e raziocinante, è un viaggio senza tempo, nei sogno, tra le ombre di mulini a vento e di quei doppi che ovunque riflettono la brutta copia della sua immagine. Un viaggio, nel libro di chi lo ha scritto, di chi lo legge, di chi lo guarda rappresentato. Un viaggio, che come una recita, deve accadere d'incanto, senza premessa alcuna.
(Simone Azzoni)

Informazioni sulla prevendita

LUOGHI PREVENDITA: Sportelli delle Casse Rurali Trentine fino alle ore 15.30 del giorno di programmazione dello spettacolo o del giorno precedente se programmato di sabato
Biglietteria del teatro la sera dello spettacolo dalle ore 20.15

AUTORE: da Cervantes - REGISTA: Claudio Messini - COMPAGNIA: Compagnia Teatrale "I Gotturni" di Villafranca di Verona


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Grigno