El conte de le Ave

Teatro

Compagnia Teatrale "La Barcaccia" di Verona
di Marino Zampieri
regia di Roberto Puliero

In un momento in cui il teatro di prosa sembra destinato nei cartelloni ufficiali unicamente a ripetere se stesso, "La Barcaccia", ancora una volta in prima linea nella proposta di testi nuovi, ha scelto di raccontare le singolari vicende de "El Conte de le Ave", protagonista d'una storia originalmente costruita con l'intento di restituire clima, luoghi teatrali e linguaggi del teatro del Cinquecento.
Direttamente dal mondo del Ruzzante deriva l'iniziale spunto della vicenda del "villano" Filippo, la cui donna è scappata in città con un vecchio nobiluomo per non morire di fame. Ma, anziché decidere di accoppare il rivale come il suo "compare" ruzantiano, Filippo ha la ventura di trovare un tesoro nascosto e, per riconquistare la sua Nina, decide di tentare l'ascesa sociale e farsi anch'egli gentiluomo, affrontando le tappe già percorse da un personaggio di Molière.
Il gioco teatrale che ne nasce fa emergere l'incontro-scontro di figure appartenenti a realtà culturali diverse, che proprio nel Cinquecento tendevano a distanziarsi in modo sempre più netto: da una parte quella "bassa", schietta nel dire e nel sentire, del primitivo mondo contadino; dall'altra, quella "alta" e ufficiale, fondata sulla "convenevolezza dei modi e delle maniere", sulla letterarietà dell'eloquio e sull'artifizio del mondo aristocratico nobiliare. Si contrappongono, i due mondi, nelle diverse culture degli odori e dei sapori, nelle differenti concezioni dell'amore, della guerra e dell'onore. Finché il contrasto culmina in rottura insanabile quando Filippo, divenuto "Conte de le Ave" senza mai aver smesso di sentirsi contadino, si imbatte nei languorosi pastori che la società elegante del tempo si compiaceva di vagheggiare sulla scena: egli denuncia allora la finzione arcadica decidendo finalmente di affermare con forza la condizione vera dei contadini autentici. E, paradossalmente, è proprio quando rientra con orgoglio nella propria identità che ritrova la sua Nina, ormai ansiosa di fuggire a sua volta un impossibile apprendistato di gentildonna.
E' il "lieto fine" di una storia avvincente e popolare, nella quale in fascino dell'intreccio e la scintillante comicità lasciano tuttavia cogliere allo spettatore più accorto la ricchezza delle fonti cui l'autore ha rigorosamente attinto per ricostruire, con precise citazioni e rimandi, personaggi situazioni e linguaggi che esemplificano il conflitto fra i due mondi antagonisti.
Roberto Puliero