Emigranti
ariaTeatro Produzioni
di Sławomir Mrozek
con Andreapietro Anselmi e Denis Fontanari
luci di Federica Rigon
regia di Giuseppe Amato
assistente alla regia Chiara Benedetti
organizzazione Cristina Pagliaro
Emigranti è sicuramente il testo teatrale più amaro ma anche umoristico di Sławomir Mrozek, autore simbolo della Polonia del '900. Scritto volutamente senza dare un nome ai due personaggi e una loro specifica collocazione spazio-temporale, racconta l'universalità della condizione migratoria di ogni essere umano. La storia è semplice quanto significativa: in una città straniera due emigranti sono costretti a trascorrere la loro vita nella squallida stanza del sottoscala dove abitano. Hanno estrazione sociale e carattere diversissimi, e per questo spesso in contrapposizione ma i loro mondi così distanti sono costretti a dialogare perché accomunati dalla stessa condizione. È una scrittura immediata, sferzante, una dedica accorata dell'autore a tutti gli emigranti che lontani dalla propria terra cercano riscatto altrove. Ma è anche una riflessione più alta e universale. Lo straniero in terra non propria non è altro che l'uomo stesso, il viaggiatore, l'Ulisse di ogni epoca e nazione.
L'emigrante è un seme gettato lontano dalla semina, un fiore spostato dal vento. L'emigrante è colui che cerca, la mano con la lanterna per far luce in un luogo oscuro. È il tracotante desiderio di vedere oltre le ombre di una caverna, è il rifugio passeggero, prima di tornare a casa. L'emigrante è la casa quando si nasce senza casa, è un nome se nessuno te lo vuole
dare. È il passaggio per arrivare in un luogo amico, è l'incerto nella smania di sapere. L'emigrante è lo scomodo, il moto oscuro o divertito, il disagio, la puzza. È la scoperta, il divino, l'oltre, il dovere, il dolore, il rimpianto. L'emigrante è la fuga, la libertà, la liberazione, la caduta, il salto, la vita.
16 € intero / 14 € ridotto