Ero un numero. Storia di Alberto Sed

Cinema

Giorno della memoria. 27 gennaio 2012

film-documentario di Mauro Vittorio Quattrina

Alberto, ebreo romano, fu deportato ad Auschwitz nel 1944 ed è uno dei pochi italiani sopravvissuti da quel lager. Ad Auschwitz arriva da Roma insieme alla mamma e alle tre sorelle passando prima dal campo di raccolta di Fossoli di Carpi di Modena. La mamma e una sorella verranno mandate subito alla camera a gas. Un'altra sorella verrà sbranata dai cani delle SS per divertimento. Un'altra sorella, che aveva assistito a questo omicidio, si salva perché su di lei vennero effettuati esperimenti da parte del dott. Mengele. Alberto, tutto di un fiato, racconta la sua storia che raccoglie una testimonianza viva e in prima persona delle condizioni dei campi di concentramento. Basti pensare che Alberto Sed non prese mai in braccio i suoi figli e nipoti. Questo perché ad Auschwitz venne ordinato ai prigionieri di lanciare in aria i neonati e le SS "giocavano" e scommettevano al tiro al bersaglio. Quattrina sceglie una via registica lineare dove il racconto viene supportato sia da immagini d'epoca e sia da disegni ad olio a significare il "quadro" degli avvenimenti che appartiene si al passato ma che come "le opere d'arte" deve appartenere alla "memoria" di tutti e come le opere d'arte va curato e conservato.

Alberto Sed offre una visione a 360° della vita nei campi di concentramento dove, praticamente, prova purtroppo sulla sua pelle ogni aspetto negativo di quella esperienza. Alberto ha 15 anni quando è prigioniero ad Auschwitz e riflette, il suo racconto, il suo stato d’animo di ragazzo adolescente che in pochi giorni passa dall’adolescenza ad una tragica consapevole maturità. Quasi non crede a quello che vede, addirittura pensa di essere pazzo ma, vedendo e rivedendo ogni giorno le terribili scene che gli si presentano davanti, si rende consapevole che “bisogna sopravvivere perché qualcuno un giorno, quando la guerra sarà finita, dovrà raccontare a tutti quello che succede ad Auschwitz”. Non sarà facile il ritorno a casa perché per decenni non parlerà mai della sua storia. Alberto si sposa, nel dopoguerra, e ha figlie e nipoti, ma attorno a lui gli amici ex deportati non riescono a sopportare i fantasmi dei campo di concentramento e si suicidano per fuggire agli spettri che li hanno accompagnati dal 1945 in poi.


organizzazione: Comune di Castel Condino