Flavio Faganello. Le radici della vita presente

Mostra fotografica

La val di Sole nelle fotografie di Flavio Faganello
Mostra fotografica “Le radici della vita presente”, dedicata al fotografo trentino Flavio Faganello. L’esposizione intende proporre, grazie alle 190 fotografie di Flavio Faganello (il grande fotografo, etnografo che parla attraverso gli scatti) uno sguardo nella storia recente, gli ultimi cinquant’anni, delle valli di Sole, Peio e Rabbi: un percorso geografico che dal ponte di Mostizzolo porta al passo del Tonale, passando per Peio, e Rabbi. Il personale percorso di Faganello tocca i paesi e luoghi delle tre valli del Noce, fissa gli sguardi dei suoi abitanti e ne mostra, di ciascuno, aspetti più caratteristici

LA MOSTRA
Non è facile oggi riconoscere i luoghi fissata dall’obiettivo di Flavio Faganello: le valli di Sole, Rabbi e Peio hanno subito un profondo cambiamento. Così è avvenuto anche per le persone che vi abitano. In un certo senso, Faganello propone a Caldes il tratto andato perduto di questo angolo di Trentino e le sue fotografie assumono quasi il valore di documento storico, in grado di portare attraverso il viaggio nel tempo la cultura e i volti di un’epoca andata.
Le immagini di Faganello colgono gli istanti di una comunità delle Alpi, di contadini di montagna ed artigiani, integrata in un equilibrio tra uomo e natura, spazio e tempo, tecnica e valori. In questo equilibrio, Faganello ha colto gli anni dell’emigrazione, forse il periodo più nero della storia recente della valle di Sole e della nascente industria turistica, con le nuove speranze di riscatto economico e sociale. L’obiettivo del fotografo è lì, pronto a cogliere le partenze dei migliori figli della valle di Sole verso le terre lontane e a fissare i primi passi della valle di Sole ricca di stazioni sciistiche, alberghi e turisti. Un passaggio epocale che ha visto in lui un testimone originale e che la mostra di Caldes ripropone in maniera completa.
Ma è nella natura – quella delle creste orlate delle montagne, dei boschi, dei sentieri, dei torrenti, dei masi e delle malghe – che Faganello libera la propria arte. Il Noce tumultuoso, capace di trasformare l’impeto dell’acqua in schiuma bianca, risalta nella foto che documenta i masi di Comasine, a ridosso dei pendii della montagna: acqua, terra, legno, roccia e cielo sono gli elementi dell’acquerello in bianco e nero. Gli stessi colori che ritraggono i quattro operai che a mano portano la prima cabina della funivia di Peio.

FLAVIO FAGANELLO
Formatosi nella seconda metà degli anni Cinquanta in una regione che era stata il campo di azione di una scuola fotografica di eccellente livello, Flavio Faganello (Trento 1933-2005) è il testimone più attento e attivo nella lettura dei modelli culturali del suo Trentino, dove per cinquant’anni si è impegnato in un profondo lavoro di documentazione che si è spinto, con risultati sorprendenti, nella pura ricerca etnografica condotta con umana e intensa partecipazione.
Debitore alla lezione del neorealismo cinematografico, attento alle esperienze internazionali dei grandi fotografi del secondo dopoguerra, convinto che la fotografia sia soprattutto “racconto”, Faganello costruisce un percorso professionale che sa coniugare con grande sensibilità le sue “storie” con il contesto del territorio e con gli uomini che ne sono protagonisti.
Un lavoro continuo e coerente intrapreso dopo le prime esperienze avvenute in ambito internazionale, che si concretizza nei primi anni Sessanta con la ricerca sulla valle dei Mócheni, isola linguistica a pochi chilometri da Trento, e che avrà come seguito naturale “Gli eredi della solitudine”, la fotoinchiesta condotta con il giornalista Aldo Gorfer.
Sono anni nei quali il rapporto di routine con le committenze non gli impedisce di raccogliere autonomamente, con partecipato affetto e sorprendente continuità, immagini della “sua” gente: il territorio nelle sue molteplici espressioni, le tradizioni, la religiosità, la civiltà contadina, il ruolo della donna nella società di montagna, gli inevitabili processi di trasformazione del tessuto sociale. Importanti mostre antologiche e un nutrito numero di pubblicazioni renderanno pieno merito a questo lavoro di ricerca.
Gli stessi temi confluiscono nel volume “Trentino-Alto Adige. Il mio mondo”, edito in proprio nel 1993, con il quale Faganello ottiene il suo secondo Premio Itas di Letteratura di Montagna. “Un racconto per immagini in cui l’autore narra la sua terra, documentando le trasformazioni, i contrasti e la società. Grazie a una esperienza artigianale e ad una peculiare sensibilità poetica, Faganello è riuscito a svelare nel suo intimo questa regione. E’ un esempio di uso corretto del mezzo fotografico, troppo spesso strumentalizzato da esigenze spettacolari (…) esempio di serietà professionale e di cultura nell’impiego della fotografia”. Il giudizio è ampiamente condiviso anche dagli ambienti internazionali legati al mondo della fotografia, dell’arte e della ricerca storiografica che gli richiedono prestigiose partecipazioni ad eventi culturali.
Dai primi anni Novanta Faganello imprime una svolta ancora più intimistica al proprio lavoro focalizzando la ricerca verso ambiti monografici di assoluta originalità: conclude e pubblica una ricerca decennale sugli “Spaventapasseri”; approfondisce con il volume “Con voce di donna” il delicato rapporto del ruolo femminile nelle Alpi; si “immerge” con “Forme d’Acqua” e “L’albero dell’amore”, che riprendono dopo anni l’uso del colore, in un astrattismo lirico che guarda con ironico disincanto all’arte contemporanea.


organizzazione: Comune di Caldes - Provincia Autonoma di Trento