Gioco!

Teatro

Le Stagioni dei Teatri 2012/2013
Teatro Famiglie

Fondazione Sipario Toscana
Gioco!
Liberamente ispirato al racconto “La palla e la bambola” che non è ancora stato scritto
di Fabrizio Cassanelli e Guido Castiglia
regia Fabrizio Cassanelli
Teatro d’attore, danza e video
Età consigliata: dai 4 anni

Chiara gioca. Gioca col suo corpo, con lo spazio, con la musica, con le parole e… con un mondo rotondo, un mondo senza spigoli, un mondo fatto di sogni, serenità e qualche paura: Chiara gioca con la sua fantasia e con la genuinità dell’animo infantile. Chiara s’innamora della palla. Palle grandi. Piccole, colorate. Gioca con ironia, con comicità e con poesia. Chiara gioca con gli occhi di una bambola; gioca ad essere una bambola. Bambola e palla, leggerezza e poeticità, sono gli elementi di questo “gioco”, in cui riconoscersi, sorridere e meravigliarsi.

Gioco! è uno spettacolo che stimola la fantasia in un inarrestabile susseguirsi di immagini. La palla e la bambola, gli emblemi universali del gioco, sono il binomio fantastico di questa storia. Un binomio comune, conosciuto da ogni bambino. La prima rappresenta tutto ciò che è vitale, la seconda tutto ciò che appartiene al simbolico. Con la palla prende vita una modalità del giocare che libera l’energia, così che il bambino può correre, scatenarsi, interagire con il mondo circostante e scoprirlo.

L’incontro con la bambola, miniatura della persona, produce una variazione nella quale oltre al piacere del movimento entrano in campo le storie, la riflessione, i pensieri, i giochi di parole, di ruolo e la produzione di immagini fantastiche: “facciamo finta che io ero…”

Molti linguaggi (danza, parola, immagine, musica) entrano in questa creazione che si alimenta della capacità dell’infanzia di fare ipotesi e produrre visioni. Tenuto insieme da una trama leggera, a tratti comica, Gioco! si propone come una struttura dinamica che permette un’azione costruttiva ed inventiva in cui il bambino riacquista il ruolo di protagonista assoluto ed è invitato a giocare per imparare a vedere le cose del mondo, non solo così come sono, ma anche per come potrebbero essere.