Giorno di festa
Effetto Notte. Cineforum 2005/2006
Francia, 1949
Titolo originale: Jour de fête
Genere: Drammatico
Durata: 79'
Regia: Jacques Tati
Cast: Jacques Tati, Paul Frankeur, Guy Decomble, Santa Relli, Maine Valée, Roger Rafal, Jacques Beauvais
sceneggiatura: Henry Parquet, Jacques Tati, Renè Wheeler
fotografia: Marcel Franchi, Jacques Mercanton; montaggio:
Marcel Moreau
musica: Jean Yatove
produzione: Fred Orain per Cady Films
La quiete del villaggio di Saint Sévère viene sconvollta per la giornata di festa. Vengono montate giostre e tiro a segno e un tendone per proiettare un film. Tutti gli abitanti preparano gli abiti buoni. Il postino François, che ha appena visto un documentario sullefficienza delle poste negli Stati Uniti, si lancia con la sua bicicletta in inseguimenti spericolati. Tra le burle dei compaesani, finisce in una corsa ciclistica e ha altre disavventure finché la sua bici se ne andrà da sola come dotata di vita autonoma e lui concluderà che lefficienza statunitense non si adatta alla campagna francese.
Una finestra sul mondo: questo era il cinema per Jacques Tatischeff, in arte Tati. Realismo? O capacità di godersi lo spettacolo della vita? In ogni caso, gli bastava aprire quella finestra perché entrassero nei suoi film strade e piazze, uomini e donne, immagini e suoni, luci e colori. Così avviene, appunto, in Giorno di festa (1949).
La grandezza di Tati era ed è proprio questa: di aprire la sua finestra immaginaria sulla vita inducendo anche noi a immaginarne lo spettacolo fatto di strade e piazze, uomini e donne, immagini e suoni, luci e (appunto) colori.
Il primo lungometraggio di Tati dimostra già la straordinaria fusione di comico e poesia (oltre ad una sotterranea quanto precisa osservazione sociologica) che si rivelerà essere la sua personalissima immagine di marca. Senza preoccuparsi troppo della parabola (qui i suoi personaggi parlano poco e lui bofonchia frasi in un francese quasi incomprensibile), Tati unisce una comicità bozzettistica, giocata sulle caratterizzazioni dei personaggi, ad unaltra più dinamica e più vicina al burlesque (i tentativi di alzare lalbero della cuccagna, la gag ricorrente col calabrone o quella della bicicletta che gli sfugge dal controllo).
Rivedere un film di Tati, maestro purtroppo quasi dimenticato, fa sempre bene: così come Keaton, ci fa abbeverare alla fonte di un comico puro, geometrico, mai sguaiato, basato sulluso perfetto di tempi e movimenti
organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"