I Reti, gli abitanti delle Alpi nell'età del ferro

Convegno

L’archeologo trentino Franco Marzatico, direttore del Castello del Buonconsiglio di Trento, interverrà mercoledì 7 dicembre alle ore 20.30 presso la Biblioteca di Storo nella serata dedicata a “I Reti, gli abitanti delle Alpi nell’età del ferro” organizzata dal Comune di Storo e dal Centro Studi Judicaria. Marzatico, uno dei più autorevoli studiosi di questa popolazione nonché autore della voce dedicata ai Reti sull’enciclopedia Treccani, parlerà di questa stirpe ancor oggi ricca di misteri. Non si sa infatti moltissimo dei Reti, gli scrittori romani non erano interessati ai loro usi e ai costumi, quanto piuttosto al loro vino. Già nel II secolo avanti Cristo Catone Quinto ne loda la qualità, il vino retico era del resto noto e apprezzato persino dagli imperatori romani. Le fonti non chiariscono purtroppo quali fossero i caratteri ritenuti distintivi dei Reti, se propriamente etnici, linguistici, politici, geografici, religiosi od altro e non è accertabile se le popolazioni così chiamate avessero un qualche senso di appartenenza e identità. Queste lacune informative hanno determinato l’insorgere fra gli studiosi di un dibattito, tuttora in corso, che riguarda l'effettiva connotazione dei Reti. Verso la fine del 1960 da Osmund Menghin è stata avanzata l’ipotesi che non fossero una popolazione o un'unità culturale o politica ma che potessero essere un gruppo di culto. Strabone e Plinio ci forniscono delle “coordinate geografiche” che permettono di riconoscere, in un ampio settore delle Alpi centro orientali che comprende anche il Trentino, il territorio dei Reti, prima che Roma affermasse la sua supremazia culturale, socio-economica, politica e militare. Il territorio assegnato alle genti retiche si estende, a grandi linee, oltre Como e Verona, fino alla valle del Reno e al lago di Costanza e, verso est, fino al Norico, popolato dai Celti. Il nome dei Reti è fatto derivare da quello del condottiero Reto che, sotto l’incalzare dell’invasione gallica, avrebbe guidato la fuga del suo popolo di stirpe etrusca dalla pianura padana fino all’interno delle Alpi dove, con il passare del tempo, avrebbe perso i propri tratti originari a causa dell’isolamento in un territorio selvaggio. Livio afferma - in epoca augustea - che “senza dubbio sono di origine etrusca” e che “furono inselvatichiti dagli stessi luoghi”, a tal punto che “non avrebbero conservato nulla delle origini, eccetto il suono della lingua e neppure quello incorrotto. I ritrovamenti archeologici evidenziano però come le popolazioni retiche connotate dalla Cultura di Fritzens-Sanzeno non possano essere considerate di origine etrusca, per quanto non manchino testimonianze di contatti e influssi. I Reti mutuarono dagli Etruschi l’alfabeto, adattandolo alle esigenze delle loro lingua non indoeuropea, al pari di quella etrusca. Marzatico è autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche, ha partecipato a ricerche subacquee in Italia e all’estero e ha diretto una trentina di campagne di scavo e attualmente è docente a contratto di Paletnologia presso l’Università degli Studi di Trento. L’archeologo trentino ricopre la carica di Presidente del Comitato scientifico del Museo Archeologico Provinciale di Bolzano/Bozen, collabora con il Tiroler Landesmuseum Ferdinadenum di Innsbruck ed è nel direttivo dell’Associazione Nazionale Musei degli Enti Locali e Istituzionali.


organizzazione: Centro Studi Judicaria - Comune di Storo