I giganti della montagna
Gruppo Teatrale La Formica di Verona
di Luigi Pirandello
regia di Gherardo Coltri
Pirandello ne iniziò la stesura tra 1930 e 1931, ma non riuscì a scrivere per esteso il III atto. Lepilogo è stato scritto dal figlio Stefano sulle indicazioni orali del padre, raccolte sino all'ultimo minuto di vita.
L'architettura del lavoro è complessa: a momenti descrittivi a volte comici, seguono momenti magici ed onirici che arrivano a toccare corde fortemente drammatiche. Il tutto mette a nudo i segreti labirinti degli animi dei vari personaggi e, con sapienza, li apre come sanguinanti melagrane.
Nella villa della "Scalogna", solitaria in una valle deserta, vivono il mago Cotrone ed i suoi "scalognati".
E una piccola comunità di autoesclusi rifugiati in una "villa-fortezza" che, come una diga, li difende dal mondo esterno un luogo "agli orli della vita", sospeso fuori dai rumori e dalle regole della società che lo circonda.
Giungono un giorno alla villa Ilse Paulsen, un'attrice, il marito di lei e pochi compagni, superstiti di una compagnia teatrale dispersa. Ilse vuole tornare ad essere attrice per rappresentare l'opera di un poeta innamoralo di lei e che per lei si è ucciso.
La compagnia è una micro comunità chiusa in se stessa, emblema di un'arte sempre più avulsa dalla realtà, un gruppo di ectoplasmi colti nel momento finale di un calvario durato troppo e giunto al suo drammatico epilogo.
Il mago Cotrone invita la contessa Ilse a fermarsi nella villa, dove i sogni dell'arte si realizzano; ma Ilse vuole portare "La favola del figlio cambiato" fra gli uomini, caparbiamente legata alla sua volontà di credere ancora al rito catartico della rappresentazione.
Affronterà cosi il pubblico dei "Giganti", che hanno completamente abdicato alle ragioni dell'interiorità e dello spirito per correlare la loro esistenza solo ad una dimensione materiale. Ne sarà travolta ed uccisa.
Pensare ai "Giganti" conduce inevitabilmente a riflettere in profondità sul nostro "fare teatro" e quanto questo "fare" trovi oggi ascolto.
I "Giganti" siamo noi, con le disillusioni, il cinismo, la crudeltà che il nostro tempo ci impone e a cui non sappiamo sottrarci.