Il Biagio delle Castellare
Non sempre il carnevale si conclude il Martedì Grasso: nei giorni dell'inizio della Quaresima, infatti, la comunità del Tesino festeggia la liberazione dalla tirannia del Biagio delle Castellare. La manifestazione trae origine da un evento del 1365, la sconfitta, ad opera di Francesco da Carrara, del signore Biagio delle Castellare, crudele tiranno della Valsugana e Tesino. Egli era un condottiero inviato da Francesco da Carrara a difendere la Valsugana dalle incursioni degli alleati di Carlo IV di Lussemburgo e cercò di organizzare un esercito con le risorse locali, ma il Tesino si rifiutò di aiutarlo. Nel 1365 Biagio fu sconfitto da Siccone di Caldonazzo, che mirava ad appropriarsi della Valsugana. Deluso per l'insuccesso e per il mancato aiuto delle comunità locali, Biagio si ritirò nei castelli di Ivano e Grigno, detto anche "delle Castellare", e cominciò a vessare gli abitanti della valle, saccheggiando e bruciando il Tesino. Quando Rodolfo d'Austria dichiarò guerra a Francesco da Carrara, Biagio si alleò con i precedenti nemici austriaci. Le truppe dei Carraresi mossero quindi verso la Valsugana, per punire l'infedele capitano. Saputo dell'assedio al maniero "delle Castellare", i Tesini, armati di forche e bastoni, avrebbero raggiunto Grigno per appoggiare l'esercito carrarese. La fortezza fu espugnata ma, nel frattempo, Biagio era fuggito nel castello di Antonio d'Ivano. Dopo alcuni giorni di dura battaglia, anche i difensori di Castel Ivano capitolarono e il conte Biagio, Antonio d'Ivano e le proprie famiglie furono catturati.
Nonostante le richieste, Francesco da Carrara preferì lasciar morire Biagio nelle proprie carceri che darlo ai Tesini, che decisero di processare un fantoccio con le sembianze del conte.
Nasce così la tradizionale celebrazione della liberazione dalla tirannia, una rievocazione che assunse presto il significato di fiero rifiuto di ogni sottomissione, un sentimento ancora oggi radicato nel carattere della popolazione valligiana. Oggi gli abitanti dell'altipiano perpetuano la memoria della liberazione, ricostruendo la cattura di Biagio delle Castellare e istituendo i processi in cui vengono denunciati il signorotto e il suo dissennato governo. I cortei in costume storico, le scenografie, gli inseguimenti a cavallo e il coinvolgimento di un'intera vallata, costituiscono uno spettacolo imponente, frutto di un'esperta regia teatrale che, nelle ultime edizioni ha richiamato un notevole afflusso di pubblico.
Il sabato inizia la ricerca del tiranno. Giudici e soldati si dirigono a piedi lungo la strada del Murello verso Castel Ivano, preceduti dai cavalieri lanciati verso la Valsugana. La ricerca si conclude nell'austero maniero di Ivano Fracena, dove il Biagio, insieme alla moglie e ai due figli, è rassegnato alla cattura. La domenica, è dedicata ai processi, tenuti sulle piazze di Pieve e Castello Tesino, con accese arringhe d'accusa e di difesa recitate su di un canovaccio antico, tramandato oralmente; si ascoltano, nell'antico dialetto locale, le storie personaggi come Jijo Mescola, che ha subito il furto delle galline, Toni Renga, della cui moglie Biagio ha approfittato, Nane Narò che ha sempre goduto della protezione del Conte. Per l'occasione vengono rispolverati i vecchi costumi e lucidate le armature realizzate, su disegni originali, da esperti artigiani valsuganotti, famosi per l'abilità di lavorare il rame. Come nella commedia dell'arte, la storia è raccontata da una serie di personaggi dal profilo ben preciso: gli austeri giudici, i testimoni del contado, accompagnati dalle famiglie e dal bestiame, la polizia segreta, parodia degli agenti segreti d'inizio secolo, il corruttore che tenta di corrompere la Corte Suprema, i fanti e le guardie a cavallo, il frate confessore, l'alchimista e il boia, in rosso. Il folto pubblico sostiene gli accusatori lanciando invettive contro il tiranno. Gruppi folkloristici e bande in costume arricchiscono lo spettacolo. A conclusione della seduta presso il Tribunale di Castello Tesino, la Corte Suprema dà lettura della sentenza di condanna a morte tra le ovazioni del popolo.
Il tiranno tenta l'ultima fuga ma viene immediatamente catturato, l'attore del Biagio viene sostituito da un fantoccio e, solo allora, si può procedere all'esecuzione capitale. L'impiccagione è un rito carnevalesco fortemente simbolico, al culmine di un crescendo di energia collettiva, al canto liberatorio di "È morto il biscaro". La festa si conclude con un'enorme pastasciuttata, balli e canti, nella coinvolgente euforia di attori e pubblico. La rievocazione ha luogo nella versione completa una volta ogni quattro anni, ma ogni anno a Castello Tesino c'è una grande pastasciuttata per tenere sempre viva la memoria.
Il Biagio viene celebrato tutti gli anni a livello locale, ma secondo tradizione, periodicamente si organizza un'edizione più spettacolare. E così sarà anche nel 2005. Infatti dal martedì 8 a domenica 13 febbraio si terranno gli eventi più significati di tale festa che coinvolgerà non solo i paesi del Tesino ma anche alcuni altri Comuni della Valsugana (Grigno, Ospedaletto, Villa Agnedo, Ivano Fracena, Strigno, Bieno, Caldonazzo e altri ancora).
Martedì 8 febbraio
cattura del Conte Biagio al Castel Ivano e sfilata in vari paesi della Valsugana
Mercoledì 9
ore 12: pastasciutta in piazza San Giorgio a Castello Tesino e spettacolo storico
Giovedì 10
ore 20.30: conferenza storica a Palazzo Gallo a Castello Tesino
Venerdì 11
ore 20: Santa Messa del Biagio nella Chiesa Parrocchiale di San Giorgio a Castello Tesino
Sabato 12
ore 15: Giochi del Vescovado a Cinte Tesino
Domenica 13
grande sfilata con sbandieratori, cavalli, tamburi, personaggi in costumi, armigeri da Castello a Pieve,' primo processo al Conte Biagio in piazza a Pieve Tesino, ritorno della sfilata, secondo processo in piazza a Castello Tesino, impiccagione e grande festa in piazza .. con pastasciutta e spettacoli folcloristici.
A partire da mercoledì 9 e fino a domenica 13 si svolgeranno alcune manifestazioni di contorno: rievocazione di antichi mestieri, momenti culinari, ecc.