Il Gigante di Ghiaccio

Mostra fotografica

a cura di Eva Lavinia Maffei.

Riapre su grande richiesta del pubblico e delle istituzioni l’esposizione fotografica “Il Gigante di Ghiaccio”. Dopo la prima versione tenutasi a Pinzolo nell’aprile scorso, in concomitanza con il Campionato Nazionale di Sci delle Guide Alpine, la mostra è approdata a Cervinia nel mese di luglio, affiancando la 9° edizione del Cervino International Film Festival. Per l’occasione il Comune di Valtournenche ha commissionato alla curatrice, dott.ssa Eva Lavinia Maffei, altri quattro nuovi pannelli, incentrati sulle figure delle note guide alpine valdostane Luigi Carrel, Camillo Pellissier e Luigi Barmasse. Le nuove fotografie, provenienti dalla collezione privata della stimata guida alpina Antonio Carrel, figlio di Luigi saranno esposte anche a Pinzolo sino alla data del 23 settembre in cui si terrà il Premio Solidarietà Alpina, che anche quest’anno sottolineerà l’importanza degli aspetti più umani dell’andare in montagna con responsabilità. La grande forza dell’esposizione curata dalla Maffei è quella di unire l’aspetto estetico della fotografia a quello più culturale e storico del racconto diretto, tramite citazioni, delle emozioni dei protagonisti. L’aspetto etico del progetto sta nel proporre un modello di amore indiscusso per la montagna, che diviene profondo rispetto anche per chiunque ci si avvicini con lealtà. Le fotografie raccontano un’avventura di 50 anni fa: la spedizione in Terra del Fuoco del ‘56 di Padre Alberto Maria de Agostini, durante la quale Mauri e Maffei riuscirono a conquistare il Monte Sarmiento e Carrel, Barmasse e Pellissier il Monte Italia. Le fotografie, quasi tutte inedite, mostrano la particolare natura della Terra del Fuoco e raccontano il sentimento dell’amore per l’esplorazione geografica e per l’alpinismo estremo di altri tempi.
Possiamo anticipare che il 13 novembre la mostra inaugurerà poi a Trento, presso la sede della S.A.T. di Trento, in via Manci. In programma le edizioni a Lecco e a Milano. ENTRATA LIBERA
Presentazione della terza edizione del libro “Gueret Rampagarol”, a cura di Giuseppe Leopardi, stesura del diario alpinistico della guida alpina Clemente Maffei Gueret. In Cortese Collaborazione con: Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi CAI Torino, Archivio Fotografico Salesiani Don Bosco Roma, Edizioni S.E.I. Torino, Biblioteca SAT Trento, Guide Alpine Pinzolo, A.P.T. Pinzolo, Comune di Pinzolo. Con il Patrocinio di: Comune di Valtournenche – Val d’Aosta, Comune di Trento, Provincia di Trento – Assessorato alla Cultura. ufficio stampa: Studio d’Arte Sorelle Gueret, via Cavento 12, Pinzolo, evitahh@yahoo.com, www.sorellegueret.it
Le fotografie dell’esposizione sono una rielaborazione di vecchie pellicole degli anni ’50, ma ciò che più colpisce è il contenuto del loro racconto. Pellicole con i colori ormai avariati dagli anni, creano uno strano effetto romantico che sembra poter narrare lo stato d’animo dei protagonisti della grande impresa. I colori rosa si disperdono nella nebbia densa della tempesta di neve, ma i personaggi sembrano apparire intatti, forti, esattamente dentro il loro destino. Alcuni brani presenti sui pannelli, insieme alle fotografie completano l’opera: Quando un unico puro amore accomuna gli animi degli uomini, ecco che il sapore della loro esistenza può giungere a quell'apice di entusiasmo, interiormente cullato per tutta la vita. E' il momento di aprire i cuori e dare tutto per la propria passione, condivisa fino in fondo. Amore per la montagna, per l'esplorazione, per la scienza.

Cenni storici
È una storia d’amore tra uomo e montagna che viene da lontano, fatta di scoperte avventurose, come potevano esserlo solo quelle degli esploratori, intessuta di entusiasmi, di primi timidi tentativi da parte dei pionieri, di spedizioni che dalle loro sfide hanno distillato più delusioni che gioie.
Terra del Fuoco, estremo lembo dell’America del Sud, una regione carica di fascino che s’allunga tra Oceano Atlantico e Pacifico.
1881. È l’anno nel quale Domenico Lovisato, geologo della spedizione italo-argentina, diretta dal tenente di vascello Giacomo Bove, stupefatto scruta – da un contrafforte a sud – le balze sfolgorante del Monte Sarmiento, un gigante di ghiaccio che da sempre anima i racconti dei naviganti che fino in quelle acque hanno veleggiato. 2404 mt. Di pareti e picchi che si impennano innalzandosi direttamente dal mare: una maestosità offerta d’acchito, impressionante.
È la fine del diciannovesimo secolo, dunque, quando di quella montagna – subito battezzata il “Gigante della Terra del Fuoco – prende a parlare il mondo alpinistico. Un mito lontano, verso il quale fanno rotta i più coraggiosi. Sir Martin Conway, un inglese naturalmente, tenta nel 1898 la prima scalata di cui si abbia notizia certa: con lui c’è la guida alpina Maquignar, di Valrtonanche. Da nord ovest, cioè dall’attuale ghiacciaio Schiapparelli, la salita si sviluppa verso una delle cime lungo una cresta morenica sino a quota 1000. Qui la scoperta, e la delusione: quella attaccata è solo una propaggine del Sarmiento, divisa dalla montagna vera da un ampio vallone di ghiaccio. È la prima rinuncia, consigliata anche dal sopraggiungere di una tormenta che renderà problematico il rientro.
È il 1913 quando nella storia del Sarmiento si inserisce Padre Alberto De Agostini, un salesiano divorato – oltre che da quello della fede – dal fuoco dell’esplorazione e dall’alpinismo. Quindici giorni di spedizione, nell’imperversare del maltempo che rende possibile solo la perlustrazione dei contrafforti Ovest, Sud-Ovest a nord della montagna.
Con nuovi compagni, l’anno dopo, Padre De Agostini è di ritorno ai piedi di quella cime che l’ha stregato: esplorazioni quasi quotidiane, una conoscenza sempre più approfondita anche se limitata alle zone basse del Sarmiento.
Poi un vuoto di quarant’anni. È ancora il salesiano – ormai settantatreenne – a inseguire il suo sogno antico. Un’altra spedizione, storia del ’56: 7 marzo il trentino Clemente Maffei Gueret e il lecchese Carlo Mauri sbucano sulla cima Est del colosso di ghiaccio, per la cresta Sud. Un successo destinato a restare isolato, che non ha più avuto seguito nonostante, in tempi ben più recenti altre squadre di alpinisti si siano mosse, da diversi continenti, scegliendo il Sarmiento come obiettivo.
1969, 1971, 1972. Sono gli anni dei tentativi degli alpinisti di Bardonecchia, sempre respinti dalle proibitive condizioni meteorologiche.
Nel 1986 è la volta dei Ragni di Lecco, che con la spedizione nel quarantesimo di fondazione del gruppo, riallacciano il filo ideale del discorso aperto da uno di loro, quel Carlo Mauri, che andandosene troppo presto, ha lasciato dietro di sé tanti amici e rimpianti. Clemente Maffei Gueret li affianca anche in questa cordata vittoriosa. L’obiettivo, riuscito, è quello di raggiungere la cima Ovest del Sarmiento, quella che svetta a quota 2404, ancora inviolata fino ad allora.
Ad oggi solo una terza spedizione, di alpinisti australiani, ha avuto successo nel 1995. Nel frattempo la guida Gueret ci ha lasciato, nel 1991, finendo i suoi giorni durante una scalata sulle sue amate Alpi del gruppo della Presanella.
Quel ghiaccio dalla particolarissima conformazione, poroso, a tratti inconsistente, lavorato dai venti e dal gioco continuo dello scontro delle tempeste dei due oceani è ancora nei desideri dei nostri alpinisti. Altre generazioni, altri tempi, lo stesso amore.