Il campo della gloria

Teatro

Giorno della memoria. 27 gennaio 2011

La Piccionaia I Carrara Teatro Stabile di Innovazione
Il Campo della Gloria
Viaggio di un deportato da Fossoli a Dachau
In collaborazione con Fondazione Fossoli
Liberamente tratto dal libro “Un numero un uomo” di Franco Varini edito da Fondazione ex Campo Fossoli
con Roberto Citran
Scritto da Roberto Citran e Francesco Niccolini

Liberamente tratto dal libro “Un numero un uomo” di Franco Varini.
«L’esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti è estranea alle nuove generazioni dell’Occidente, e sempre più estranea si va facendo man mano che passano gli anni (…) Per i giovani degli anni Ottanta sono cose dei loro nonni: lontane, sfumate, storiche. Essi sono assillati dai problemi d’oggi, diversi, urgenti (…)».
Primo Levi (dall’introduzione de “I Som - mersi e i salvati”).

Dimenticare, rimuovere la lucida consapevolezza di un passato scomodo, è una scelta diffusa non solo in quei paesi dove il Nazismo ha avuto le sue radici, ma anche nel resto dell’Europa. In Italia il 27 gennaio, giorno della memoria, si sta lentamente trasformando in una giornata commemorativa, fatta di celebrazioni che spesso esauriscono il dibattito nell’arco della giornata stessa.
L’idea dello spettacolo è quella di raccontare la storia vera di un sopravvissuto, il viaggio di un ragazzo, allora diciassettenne, deportato prima a Fossoli, poi a Flossenburg ed infine a Dachau, che a Fossoli scopre le prime restrizioni, il campo di concentramento, la brutalità delle fucilazioni. Lì incontra uomini, soldati, partigiani, che combattono per la libertà. Incontri che lo segneranno per il resto della sua vita. In Germania scopre lo sterminio organizzato, la fame, la paura e, allo stesso tempo, il desiderio di morire. Fino al giorno della liberazione, improvvisa, insperata, fino al ritorno a casa, all’ultimo omaggio, al Campo della Gloria.
Questo spettacolo vuole dar voce al pensiero che la Arendt esprime ne “La Banalità del male”: …La mia opinione è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Questa è la sua “banalità”… solo il bene ha profondità e può essere integrale.”