Il consorzio atesino di bonifica di Trento 1896-2006

Mostra fotografica

Il Consorzio atesino di bonifica di Trento annuncia l’inaugurazione della mostra fotografica e la presentazione del volume
Il consorzio atesino di bonifica di Trento 1896-2006
110 anni di presenza in Trentino tra la Piana Rotaliana e Borgo Sacco
Fotografie di Floriano Menapace
Inaugurazione presso la palestra di Nave San Rocco, sabato 20 maggio, ore 20.30.
Dal 22 al 27 maggio lLa mostra sarà esposta presso l’impianto idrovoro di Nave San Rocco.
Orario: dal Lunedì al Venerdì ore 9.00-12.00 e 14.00-17.00

La mostra s’inserisce nelle manifestazioni della
SETTIMANA NAZIONALE DELLA BONIFICA E DELL’IRRIGAZIONE
13 - 20 maggio 2006

IL CONSORZIO ATESINO DI BONIFICA DI TRENTO 1896-2006
di Claudio Geat
Il Consorzio Atesino di Bonifica di Trento, con sede a Trento, è stato costituito l'8 febbraio 1938, ma le sue origini risalgono al 1896.
Il perimetro del comprensorio consorziale comprende in linea di massima la superficie del fondo valle dell'Adige sommersa dalla piena catastrofica del fiume dell'anno 1882, dal comune di S. Michele a Borgo Sacco, vicino allo sbocco del Leno a Rovereto.
I terreni più bassi, durante le morbide e le piene sono invasi dalle acque di rigurgito e di infiltrazione dell'Adige e, in generale, si trovano ad un livello inferiore di quello di massima piena del fiume arginato, per cui è indispensabile la loro difesa effettuata con le opere pubbliche di bonifica e con le stazioni di pompaggio (idrovore) che sollevano le acque dalle fosse in Adige .
Fino all'inizio del secolo XVIII° l'Adige scorreva nella valle nell'alveo naturale caratterizzato da ampie anse, allagando e distruggendo campagne e raccolti ogni qualvolta vi erano situazioni meteorologiche avverse; in molti luoghi venivano segnalate situazioni malariche, i paesi e le stesse città non erano sicure dalle minacce del fiume in piena e dei suoi affluenti.
Per limitare i danni l'Impero Austro Ungarico intraprese nel corso dell’Ottocento grandi opere di regimazione dell'Adige e dei suoi affluenti.
Sul finire del secolo venne istituito il "Regolamento dell’Adige" (die Etschregulierung) ente preposto alla realizzazione dei necessari interventi di messa in sicurezza e rettifica del fiume; l’Adige venne suddiviso in tre Sezioni, ai fini della manutenzione: la prima da Bolzano a Gmund (Monte), nei pressi di Ora, la seconda da Monte a S. Michele e la terza, il futuro consorzio di bonifica, da S. Michele alla foce del Leno, nei pressi di Borgo Sacco.
Dopo l'unione del Trentino all'Italia, le opere idrauliche sull'Adige ed affluenti passarono alla gestione diretta dello Stato (tramite il Genio Civile), mentre le opere di bonifica furono affidate in concessione al Consorzio.
Di conseguenza il Consorzio fu trasformato in Consorzio di bonifica ed affrontò gradatamente il problema della bonifica propriamente detta, costruendo in un primo tempo adeguati canali a scolo naturale, per mezzo dei quali fu possibile bonificare e rendere coltivabile gran parte del Comprensorio; le principali opere di bonifica furono completate entro il 1940.
L'opera proseguì dopo la seconda guerra mondiale e, sul finire degli anni Settanta, l'originaria e principale funzione dell'Ente consortile, che era tesa ad eliminare le paludi, le aree malsane ed all'inalveazione dei principali corsi d'acqua era terminata. È rimasto all'Ente il primario compito di amministrare utilmente la bonifica, mantenere in efficienza le opere e gli impianti, promuovere i miglioramenti funzionali e gestionali.
In seguito si sono invece avute notevoli trasformazioni del territorio che hanno modificato in maniera sensibile la situazione della rete scolante del fondovalle. La trasformazione più evidente si è avuta con l'allargamento dei confini della città di Trento e l'urbanizzazione diffusa del territorio.
Il forte aumento del terreno urbanizzato ha gradualmente aumentato la portata d’acqua che, convogliata in molte fosse, ha creato nuove esigenze.

Il Consorzio ha così intrapreso, dall’inizio degli anni 2000, un progetto di completamento, ammodernamento e potenziamento delle opere di bonifica, che oggi assommano a circa 130 chilometri di fosse e 13 impianti idrovori.
Claudio Geat, laureato in ingegneria civile idraulica a Padova nel febbraio 1981, dopo un primo periodo come libero professionista, principalmente nel settore dell’irrigazione, è stato capo ufficio tecnico del Consorzio Atesino di Bonifica di Trento dal 1985 al 1990. In seguito ha svolto l’incarico di capo Area Lavori della Ferrovia Trento Malé dal 1990 al 1997. Da tale data è direttore del Consorzio Atesino di Bonifica.

L’INDAGINE STORICA E FOTOGRAFICA
di Floriano Menapace
Il viaggio di quaranta chilometri che parte dalla Piana Rotaliana per arrivare al Ponte di Sacco è stato effettuato con lo studio della principale bibliografia esistente, ma soprattutto, ancora fondamentale, nonostante il passare del tempo, dell’opera del geografo e studioso del territorio trentino Aldo Gorfer, raccolta nei due volumi delle Valli del Trentino. Oltre alla fondamentale consultazione dei materiali storici e delle mappe fornite dal Consorzio, si sono indagate le fonti illustrate maggiormente accessibili, quali pubblicazioni di repertori di stampe, fotografie, cartoline e attraverso la consultazione di alcuni archivi fotografici virtuali. Il metodo divulgativo dell’indagine si avvalso anche della metodica del compianto geografo Eugenio Turri e dello studioso del paesaggio Antonio Paolucci, nonché di varie esperienze sui metodi di indagine fotografica del paesaggio esperiti attraverso pubblicazioni e conferenze dal sottoscritto.
L’interazione tra testo e fotografia non è stato affidato esclusivamente al riconoscimento delle emergenze eclatanti presenti sul territorio, ma vorrebbe oltrepassare i margini del consueto, per stimolare la riscoperta di un territorio antico e variegato qual è quello della pianura Atesina e Lagarina. Nelle fasi di ricerca si è costruito uno schema di lavoro strutturato, a scalare, con vedute da punti panoramici che ricoprissero l’intero territorio, dalle tappe fissate dalla presenza degli impianti idrovori, con tutte le loro strutture ed, infine, da una serie di particolari utili alla conoscenza dell’attività del Consorzio.
Le fotografie sono state riprese con materiali bianco/nero in due principali formati: 6x6 e 10x12 centimetri, operando con apparecchiature professionali. Le stampe sono state realizzate, nel proprio laboratorio, su carta baritata secondo i dettami dell’antico artigianato fotografico e con gli stessi materiali ancora oggi reperibili. Le metodologie di lavoro si rifanno ai maestri degli anni Venti e Trenta del secolo scorso, che fu il periodo aureo della "fotografia diretta", con Paul Strand, Edward Weston, Albert Renger-Patsch, Josef Sudek, e in Trentino con Sergio Perdomi, che aveva documentato, tra il 1926 e il 1934, per il Genio Civile, le grandi opere di bonifica dell’Adige ed, infine, Silvio Pedrotti non secondo ai grandi maestri appena citati, per sensibilità, intelligenza visiva e capacità di sintesi.
Floriano Menapace, fondatore dell’Archivio Fotografico Storico della Provincia Autonoma di Trento, è studioso di storia e critica della fotografia. Dal 1968 è attivo fotografo paesaggista in bianco/nero. Utilizza attrezzature di grande formato e cura da se sia gli sviluppi che le stampe, attenendosi ai dettami della fotografia Fine-Art. L’oggetto delle sue osservazioni fotografiche si configura in ricerche sulle emergenze culturali proprie dell’ambiente antropizzato e naturale.

La mostra, dopo Nave San Rocco, sarà presente a Borgo Sacco, Trento, Aldeno, Lavis e in altre sedi in via di definizione.
Per maggiori informazioni presso la segreteria:
CONSORZIO ATESINO DI BONIFICA DI TRENTO, Via Brennero 262/E
Tel. 0461 - 827176 – segreteria@cab.tn.it


organizzazione: Consorzio atesino di bonifica di Trento